È scontro in aula e fuori a Vimercate per la mancata cittadinanza onoraria al magistrato antimafia Antonino Di Matteo. Giovedì 21 luglio il consiglio comunale non ha approvato l’ordine del giorno presentato dai membri della minoranza Patrizia Teoldi e Francesco Sartini facendosi portavoce di una richiesta di Agende Rosse Claudio Domino Vimercate.
Vimercate: la mancata cittadinanza onoraria e la delusione di Agende Rosse
L’esito della discussione tra i banchi consiliari non ha lasciato certo indifferente la coordinatrice del sodalizio Paola Carrese che ha sottolineato come “le motivazioni addotte per bocciare tale mozione denotano una scarsa conoscenza e preparazione ma soprattutto una prevenzione da parte della maggioranza del PD nella persona di Di Matteo. La cittadinanza onoraria al dottore Di Matteo sarebbe stato un piccolo ma significativo gesto per prendere una posizione di forte distanza da contesti di criminalità organizzata sempre più diffusi soprattutto nelle Amministrazioni del nord Italia, dichiarando invece sostegno e appoggio a chi la combatte confronti della persona di Di Matteo”. Le critiche non si fermano qui perché Carrese senza troppi giri di parole dichiara che “questo risultato ci preoccupa in quanto rappresenta un segnale negativo di totale assenza di presa di posizione da parte di questa Amministrazione, rispetto ai valori di legalità; ed uno scarso senso civico che connota invece la maggior parte delle altre Amministrazioni”.
Vimercate: la mancata cittadinanza onoraria e le critiche di Teoldi
A rincarare la dose ci ha pensato Patrizia Teoldi in un lungo post dove senza troppi giri di parole ha spiegato che “siamo amareggiati e preoccupati per l’esito della discussione, che ha visto il Partito Democratico, le liste civiche Vimercate Futura, Noi per Vimercate e la Lega respingere la proposta. A niente sono valse le sollecitazioni o l’evidenza che questa stessa proposta avesse già raccolto l’approvazione unanime in tanti consigli comunali di qualsiasi colore politico. I soli voti a favore dei rappresentanti di Vimercate e BuonSenso, Ripartiamo con Francesco Sartini Sindaco, Fratelli d’Italia e Articolo Uno non sono purtroppo stati sufficienti. Riteniamo che l’Amministrazione di Vimercate, negando la cittadinanza onoraria al dottor Antonino Di Matteo con motivazioni inconsistenti e dal sapore strumentale, abbia scritto quella che per noi si può definire una delle pagine più oscure della politica Vimercatese dei nostri giorni”.
Vimercate: la mancata cittadinanza onoraria e la replica di Pd e Vimercate Futura
Sulla questione hanno replicato anche il PD e Vimercate Futura. “Noi abbiamo riflettuto attentamente e, consapevoli che sarebbe stato più facile votare a favore, abbiamo fatto una scelta contraria alla proposta di conferimento della cittadinanza onoraria. Abbiamo argomentato in consiglio comunale che la cittadinanza onoraria a una singola persona non fosse sufficiente a rappresentare la lotta di donne, uomini, magistrati, forze dell’ordine, amministratori, imprenditori, giornalisti che agiscono quotidianamente pagando dei prezzi altissimi per lottare contro le mafie nei rispettivi ambiti – si legge nel comunicato dei democratici e della lista civica di maggioranza -. Per noi la lotta alle mafie passa per impegni precisi: nella trasparenza, nel saper creare un clima di coesione politica delle istituzioni. Siamo al governo della città, abbiamo valutato attentamente e scelto di operare concretamente a livello culturale, patrocinando iniziative, inserendo attività di educazione alla legalità nelle scuole, lottando contro le disuguaglianze sociali con un robusto welfare locale. In continuità con questa idea di concretezza abbiamo chiesto ai proponenti di scrivere un ordine del giorno insieme a tutti i gruppi che non fosse solo simbolico ma che contenesse anche impegni concreti, come ad esempio iniziative di divulgazione sul territorio e nelle scuole. Dai consiglieri Teoldi e Sartini è però arrivata una categorica chiusura, a dimostrazione della mera strumentalitá della loro iniziativa, volta solo a piantare una bandierina che gli garantisse visibilità e non ad agire concretamente nella lotta alla mafia”.