Lo guardi. Lo ascolti . E subito ti fai rapire. Sentirlo cantare i ricordi di una vita, Angelo Lissoni, a Vedano e dintorni semplicemente Carulot, assomiglia ad una canzone rock di cui ora mi sfugge il nome. O forse a una delle musiche da balera di Al Rangone. Melodie tipiche dello Studio Zeta dove era di casa quando l’età gli consentiva evoluzioni a noi comuni mortali impedite sin dalla giovane età. Intensità emotiva in un linguaggio “antico” dialettale che mi ricorda il mio povero papà. Tutti e due stretti da una concezione calvinista del lavoro e la necessità di lavorare. Ti guarda. Lo guardo. Sorride Angelo. Ci tiene a narrare. Se fosse un vino sarebbe sicuramente champagne. Quello di Selosse (i veri intenditori sanno di cosa sto parlando…) piccolo produttore indipendente, mago delle bollicine. Che non si è mai piegato alle multinazionali della bottiglia. Angelo è così, spumeggiante nel racconto.
Vedano, ciclismo, la storia di Angelo Lissoni: dal 1970 al 1980 presidente del GS
Dal 1970 al 1980 è stato patron del GS. Vedano sezione corse in bici. “Gli anni più belli della mia vita” dice cedendo all’emozione. La sua mente vola a Angelo Bramati, cognato di Giorgio Albani, un grande dirigente del ciclismo italiano. A Giancarlo Meregalli, Antonio Rossi, Gennaro Pitardi, Olivio Gavazzeni, Donato Milan. Insomma a tutti quelli che hanno portato per dieci anni il ciclismo di Vedano a livelli altissimi come quella volta ai campionati italiani di Pescara. Ma forse era solamente un pretesto per stare assieme e dare la possibilità a dei ragazzi di vivere la vita tramite lo Sport con la s maiuscola. Non so se è la bistecca abbondante nel piatto, oppure come cantava Mina, solamente una questione di feeling. Si, questo articolo lo voglio scrivere io. Una sfida. Volevo misurarmi nel pozzo dei ricordi di chi come lui si alzava alle 5 del mattino di sabato per portare i sui ragazzi, poco più che imberbi, sui circuiti di mezza Italia. Passione, amicizia voglia di fare. Come la mia. E pure portafoglio quando c’era da investire in biciclette e divise nuove. Pazienza. Se poi uno come Colnago che ci metteva del suo. Sottraendolo alla fabbricazione di bici da corsa che hanno fatto la storia. Vuol dire che la cosa era “spessa” come dicono in Brianza.
Vedano, l’avventura del Velo Club: sede chiusa un colpo al cuore
Questa in sintesi l’avventura del Velo Club la cui sede ora è preda di polvere e sbiadita del tempo. Chiusa. Un colpo al cuore per lui. Poi Angelo è un fiume in piena di ricordi. Da quando aveva comperato a rate una Guzzi 750, per seguire i ragazzi durante le corse. Alla Mehari jeep d’assalto che sostituiva l’ammiraglia vera regina di tutte le corse su due ruote. Si scalda Angelo. Si alza in piedi quando ricorda Ambrogio Lissoni. Tiene a sottolineare i mille grazie che non gli ha mai detto. Scatta quasi sull’attenti tra lo stupore degli astanti, quando gli tributa un “riposa in pace”degno di un legionario spagnolo davanti al feretro di un camerata. Mario Colombo “grazie” e poi si ferma soffocando un singhiozzo. Sono contento di essere stato ad ascoltarlo. Lo vedi che la sua non è vanteria, ma voglia di ricordare tempi felici e sereni. Come quella volta con i suoi due ragazzi selezionati dalla nazionale allievi a Pescara (Violetta e Moio). Le corse spericolate in Liguria.
Quando la società è stata premiata con il trofeo Sandro Pertini. Il vigile “buono” Tarcisio Tremolada. Un grazie ai fratelli Colnago per la loro infinita disponibilità nel riparare giorno e notte le biciclette ed attrezzatura. Ad Ermino Lissoni a Giovacchino Galliani (parente del più famoso…) che riusciva a portare in cassa qualche “soldino” e vincere anche la competizione, tutta vedanese con la costola più ambita che era il GS. Vedano calcio. E poi via in un crescendo rossiniano di nostalgia fatta di ricordi, mai di rimpianti. Vola Angelo, la mente vola e vorrebbe che questi momenti non finissero mai. Queste “misere” righe sono piccole pennellate di un quadro ricco di luce. Come certi dipinti di Caravaggio. Come i goal del suo Milan. Come i traguardi volanti del Giro d’Italia.