Un’altra aggressione in carcere a Monza, gli agenti chiedono la chiusura del reparto psichiatrico

Aggressione all’interno della casa circondariale di Monza da parte di un detenuto proveniente da un altro istituito per osservazione psichiatrica. Due agenti feriti e la richiesta di chiusura del reparto psichiatrico.
Monza Carcere via Sanquirico
Monza, l’ingresso del carcere di via Sanquirico Fabrizio Radaelli

Non si fermano le aggressioni ai danni della Polizia penitenziari all’interno della casa circondariale di Monza. L’ultima risale al 5 dicembre quando un detenuto proveniente da un altro istituito per osservazione psichiatrica ha aggredito, inizialmente solo a parole e poi anche fisicamente, una sovrintendente per futili motivi.

Lo riferisce in una nota l’Organizzazione sindacale autonoma Polizia penitenziaria, che denuncia così l’ennesimo episodio di violenza all’interno del carcere di via Sanquirico.

«Immediatamente è intervenuto il personale per bloccare il detenuto che è però riuscito a colpire gli agenti con calci, pugni e sputi. La graduata e un agente tra quelli accorsi sono stati trasportati al pronto soccorso dell’ospedale San Gerardo per accertamenti. A un giovane poliziotto in servizio è stata diagnosticata la frattura di due dita della mano, per la quale sarà probabilmente necessario un intervento per ripristinare la normale funzionalità della mano.

«Il personale di Polizia penitenziaria non può continuare a rischiare quotidianamente di tornare a casa con danni permanenti. Consideriamo fallimentare la realizzazione del reparto psichiatrico», denunciano i referenti dell’Osapp che chiedono la chiusura dei reparti psichiatrici in carcere.

«Per tenere aperti questi reparti occorre poter contare su specialisti presenti 24 ore su 24, e l’istituto di Monza non è una struttura adatta a gestire questo genere di soggetti».

L'autore

Nata nell’anno dei due presidenti e dei tre papi. Scrivo per il Cittadino dal 2009, prima solo per l’edizione cartacea poi per la tv e il sito per cui realizzo anche servizi video. Mi occupo di chiesa locale, cronaca, volontariato, terzo settore, carcere. Con l’associazione Carcere Aperto nel 2011 ho realizzato insieme al fotografo Antonio Pistillo la mostra “Guardami”, dove abbiamo raccontato le storie dei detenuti della casa circondariale di Monza.