Cento anni e non sentirli. Mente lucida che evoca ricordi come un fiume in piena, soprattutto quelli piacevoli e particolari. Volto sereno, luminoso, che lascia trasparire ancora una bellezza d’altri tempi mai sfiorita. Attorniata dalla figlia Gemma, dai nipoti Alessandro che l’ha salutata in videochiamata dalla Spagna, Andrea e Nicolò e da parenti, amici e conoscenti, Giovanna Ebe Belintende, ha festeggiato, giovedì 8 aprile, a Seregno il traguardo dei cento anni.
Per il raggiunto secolo di vita ha desiderato che si brindasse, per tre giorni in momenti diversi fino ad oggi. Tra i regali che ha ricevuto in dono, ha molto apprezzato e gustato un “Dom Perignon” d’annata e i cento dolci a forma di cannoncino.
Giovanna Ebe Belintende è nata Chiuro in provincia di Sondrio, da padre siciliano e madre austriaca. I due si erano conosciuti quando papà Nunzio svolgeva il servizio militare a Teglio.
La vita di Ebe sin da giovane è stata piena di avventure e di colpi scena particolari. Una storia da romanzo, in quanto il padre cambiava spesso abitazione. Da Chiuro a Sondrio, poi Milano. Come è finita a Seregno? Da ragazza veniva spesso a trovare zia Ida a Carate Brianza. Da Milano, allo scalo Farini, si infilava sul tram dell’Atm in direzione Carate. Il convoglio sferragliava davanti all’abitazione del giovane Umberto Viganò che vedendola spesso sulla vettura era rimasto affascinato dalla sua bellezza, tanto da riuscire in qualche modo a seguirla e parlarle. L’incontro tra i due è stato fatale. E dopo qualche tempo sono convolati a nozze a Milano nella chiesa di San Babila, perché il padre di lei, Nunzio, siciliano doc, era residente lì da alcuni anni. E nel capoluogo la giovane coppia ha vissuto per un certo periodo.
Il marito Umberto, che in Seregno commerciava materiale per tappezzieri, stanco dell’andirivieni tra Milano e Seregno, portava la famiglia in città e vi restava fino alla sua scomparsa a 47 anni. Ebe allora ritornava con la figlia Gemma a Sondrio nella casa paterna. Da ragazza Ebe ha seguito papà Nunzio che era un maestro d’arte e critico, specializzato in creazioni di ferro battuto e articoli di oreficeria di pregio dal quale si rifornivano i migliori negozi di via Montenapoleone a Milano. Le opere di Nunzio si trovano in numerose chiese.
Ebe nel 1948, intraprendeva la carriera da giornalista all’agenzia di stampa Orbis, diventando redattrice, con tessera n.96. Nei suoi spostamenti a Roma frequentava la scuola di recitazione dove superato gli esami, per la sua avvenenza e fascino, veniva notata da Vittorio De Sica che la avrebbe voluta al suo fianco in un film.
“Mio padre – ha raccontato – mi disse: ti prendo a calci nel sedere, altro che film. Così ho rinunciato. Come ho dovuto declinare, e così pure mia sorella Dora, altrettanto bella, alla proposta dell’attore di teatro Carlo Dapporto che ci voleva in scena nella sua compagnia al teatro San Babila, dove ho conosciuto Vanda Osiris e con lei ho spesso passeggiato al suo fianco per le vie di Milano. Io ero la prima di 10 figli, 5 maschi e altrettante femmine”.
Giovanna Ebe Belintende, dopo la nascita di Gemma, ha fatto la casalinga e per diletto confezionava borse di pezza. A Seregno è rientrata da Sondrio dieci anni fa, stabilmente nella casa del marito Umberto. Nella sua vita ha viaggiato parecchio soprattutto a trovare i fratelli sparsi un po’ ovunque nel continente: Parigi, Ginevra, Basilea. È sempre stata una donna molto espansiva e dall’ottimo eloquio, dall’idee evolute per cercare sempre di capire e comprendere le situazioni, mai per criticare.