Serist oltre concordato e Covid: lavora anche con l’emergenza e aspetta un nuovo proprietario

L’azienda della ristorazione collettiva, nata ad Arcore e ora con sede a Cinisello e centro cottura ad Agrate, sta uscendo bene dalla fase più acuta dell’emergenza coronavirus. In Tribunale è depositata una proposta di concordato ma ha lavorato in queste settimane e attende una nuova proprietà. Gestisce anche le mense di forze dell’ordine
La sede Serist di Agrate
La sede Serist di Agrate

Ha affrontato l’emergenza Covid 19 poche settimane dopo il deposito di una proposta di concordato presentata alla sezione fallimentare del Tribunale di Monza, accolta dai giudici il 3 febbraio scorso. Ma la Serist, azienda di ristorazione collettiva con 1340 dipendenti, nata ad Arcore ma ora con sede a Cinisello Balsamo, contrariamente a molte altre aziende che in queste settimane hanno visto crollare il loro fatturato a causa del lockdown, ne sta uscendo bene, in attesa che qualche societá si faccia avanti per rilevarla seguendo le procedure indicate dell’autorità giudiziaria. Forte del servizio svolto per ospedali, forze dell’ordine, esercito, mense private, ha recuperato forze ed energie proprio durante il periodo di maggiore difficoltà dovuto alla diffusione del coronavirus. É riuscita a mantenere i rapporti con i fornitori, ad avere la fiducia di alcuni clienti importanti e il sostegno delle banche. Qualche cliente, a dir la verità, é stato perso dopo l’apertura della procedura, ma non é stato così per tutti, per il Milan, ad esempio, ma anche per tante aziende private che si sono rivolte a Serist, cui, tra l’altro, non é mancato anche lavoro in Brianza: dai comuni di Agrate e Vedano, all’ospedale di Vimercate.

“La Serist è stata in grado di pagare tutti gli stipendi sempre tempestivamente e così sarà anche per il mese di aprile -spiega l’amministratore Valter Zocchi- ha inoltre anticipato la Cassa integrazione a tutti i dipendenti per permettere alle famiglie di sopravvivere in questo difficile momento”. E questo mentre molte altre aziende, anche del settore, non si sono prestate ad anticipare i soldi degli ammortizzatori sociali lasciando i loro dipendenti in attesa di una retribuzione che per molti ancora adesso non é arrivata.

L’azienda, comunque, è riuscita a gestire tutte le mense della Polizia ed altre Forze dell’Ordine pur avendo un picco di 400 persone in malattia che ha dovuto sostituire con il personale che era disoccupato per la chiusura delle mense delle aziende private.

Come tutte le imprese che hanno continuato a lavorare anche durante il picco dell’emergenza Covid ha dovuto fare fronte a spese impreviste per dotare il personale degli strumenti di protezione necessari. Le spese per mascherine, infatti, sono state oltre i 50.000 euro ed hanno inciso notevolmente sul bilancio senza però mettere veramente in difficoltà l’azienda. Ora la partita vera da giocare é quella per il futuro. Ma ci sono realtà interessate alla società: la prospettiva é quella di continuare con una nuova proprietà.