«Viviamo con la consapevolezza che, presto o tardi, il problema si ripresenterà. Per questo, pensiamo che una soluzione definitiva per noi possa o debba essere il trasloco in un’unità abitativa che meglio risponda alle nostre esigenze. Chi ne avesse una disponibile, è pregato di farsi avanti». Imen Boudid, 23 anni, che come la sorella minore Nour, 14 anni, è suo malgrado costretta dalla distrofia muscolare che l’affligge a spostarsi su una pesante sedia a rotelle, commenta in questo modo l’ennesima disavventura che ha affrontato nei giorni scorsi, quando non ha potuto uscire di casa a causa del mancato funzionamento dell’ascensore della palazzina dell’Aler di via Bottego, dove è residente con la famiglia.
Seregno, le sorelle Boudid in carrozzina prigioniere in casa nel complesso Aler di via Bottego
Una situazione simile era rimbalzata all’attenzione dei mass media locali già un anno fa, quando il blocco era stato addirittura più lungo dell’ultimo. «L’ascensore si è fermato mercoledì 27 agosto -conferma Boudid- ed ha ripreso la sua attività soltanto lunedì 1 settembre, nella tarda mattinata. Non so dire esattamente cosa sia capitato, se non che sono intervenuti i vigili del fuoco, per liberare la persona che era rimasta imprigionata al suo interno.
Solitamente, i guasti sono dovuti a problematiche elettriche o all’uscita dai binari della porta, come si è verificato martedì scorso, quando per fortuna poi tutto è rientrato in men che non si dica». Lo status quo ripetuto genera inevitabilmente tensione emotiva: «Vero, ma le conseguenze negative sono molte di più. Nel periodo del mancato funzionamento, non ho avuto la possibilità di lasciare la casa e quindi di andare al lavoro. Inoltre, sono stata obbligata a rinviare una visita medica calendarizzata da tempo, che ora dovrò rifissare. Sapendo che sarà necessario rifare tutto l’iter, partendo dall’impegnativa. Per questo, una nuova casa risolverebbe i nostri problemi».