«Ricordo che esiste il principio dell’innocenza fino a sentenza contraria. Finché non ci sarà un grado di giudizio in cui si renderà evidente ciò che oggi è solo un’ipotesi accusatoria, io continuerò a fare il mio lavoro, come pochi mesi fa mi ha chiesto di fare la città, in occasione delle ultime elezioni amministrative». Il sindaco Alberto Rossi ha chiosato così, nella seduta di martedì 28 novembre del consiglio comunale di Seregno, il lungo capitolo dedicato all’operazione di integrazione societaria tra Aeb ed A2A ed alla conseguente inchiesta condotta dalla procura della Repubblica di Monza, che ha chiesto per lui e per altri cinque indagati il rinvio a giudizio, con l’accusa di turbativa d’asta.
Aeb: l’attacco del leghista Trezzi
Il passaggio era stato innescato da Edoardo Trezzi, capogruppo della Lega, che ha sottolineato che «mi sarei aspettato una comunicazione su questo punto da parte del sindaco». Trezzi ha quindi proseguito: «Nella conferenza capigruppo, il presidente Pietro Amati è stato in difficoltà ad accettare la mia proposta di intervento. C’è imbarazzo a proseguire i lavori consiliari dopo la richiesta. La città per l’ennesima volta è finita sui giornali e non come esempio di virtù, ma per una presunta malagestio, su cui la procura vuole vedere chiaro. Speriamo che i costi delle spese legali degli imputati ora non ricadano sui cittadini. Ricordo che, nella passata legislatura, con il consigliere Tiziano Mariani, che ha condotto la battaglia legale, siamo stati derisi dalla maggioranza. Ora mi auguro dal punto di vista umano che chi ha votato la delibera non venga raggiunto dalla corte dei conti, per una richiesta di risarcimento danni che si preannuncia ingente, ma la vedo difficile. E mi auguro che il sindaco faccia un passo indietro, nell’interesse della città». Francesco Giordano di Fratelli d’Italia ha quindi sottolineato che «ci deve essere qualcuno che si assuma la responsabilità politica. Se il sindaco, in buona fede, ha recepito dati fallaci e li ha trasferiti, lo dica. Sarebbe interessante potersi confrontare in aula con chi ha operato, per capire i margini di recupero esistenti. La delibera dopo la sua approvazione avrebbe dovuto essere trasmessa all’Anac: è stato fatto? E, se sì, l’Anac cosa ha risposto?».
Aeb: le repliche di Borgonovo e Rossi
L’assessore Giuseppe Borgonovo, che figura tra le persone di cui è stato chiesto il rinvio a giudizio, ha rivendicato che «il percorso seguito è stato lineare, nel rispetto della legge, in base ai pareri ricevuti. Oggi gli effetti industriali delle nostre decisioni cominciamo a delinearsi. Il dibattito si è spostato sul piano giudiziario, dove siamo in una fase preliminare: non c’è ancora una sentenza. Potremo spiegare e diamo tempo al tempo. Il clima velenoso danneggia la società». Per quanto lo riguarda, dopo aver smentito suoi imbarazzi, «tanto che mi sono espresso a favore della discussione anche se il tempo delle comunicazioni era terminato», il sindaco ha spiegato di aver sempre informato l’aula «quando ho ricevuto atti ufficiali. In questo caso, non ho ricevuto comunicazioni, ma ho appreso la notizia dalla stampa. Per le spese legali, saranno coperte da mie risorse. Il regolamento, già applicato, prevede la possibilità di rimborsi solo a posteriori, in caso di esito positivo. Ribadisco di aver agito nell’interesse della città». Rossi ha incassato l’appoggio dei consiglieri Samuele Tagliabue di Scelgo Seregno e Patrizia Bertocchi del Partito democratico, mentre Luca Tommasi di Forza Italia ha definito il possibile rinvio a giudizio «un problema operativo» anche per la parte tecnica.