Seregno, operazione tra Aeb ed A2A: la Corte dei conti dispone il giudizio per Rossi, Borgonovo e Bracchitta

Fissata per il 12 marzo un'udienza, nella quale i soci potranno costituirsi ad adiuvandum. Il danno in capo ad Aeb è stato quantificato in più di 50 milioni di euro
La sede di Aeb, in via Palestro a Seregno

Nuovo capitolo nella lunga vicenda giudiziaria che ha accompagnato e sta accompagnando l’operazione di integrazione societaria tra Aeb ed A2A, che ha già portato al rinvio a giudizio di sei persone (il sindaco di Seregno Alberto Rossi, l’assessore Giuseppe Borgonovo, il segretario comunale Alfredo Ricciardi, l’ex presidente di Aeb Loredana Bracchitta, l’ex presidente di A2A Giovanni Valotti e Pierluigi Troncatti, partner di Roland Berger) da parte del Gup del Tribunale di Monza Elena Sechi, chiamate a rispondere di turbativa d’asta e turbata libertà nella scelta del contraente, nel processo che si aprirà a Monza lunedì 17 marzo. La sezione giurisdizionale della Corte dei conti di Milano, infatti, ha fissato per mercoledì 12 marzo, alle 10, l’udienza di discussione della causa, con possibilità di costituzione ad adiuvandum per i comuni di Lissone, Limbiate, Seveso, Trezzo sull’Adda, Giussano, Meda, Varedo e Cesano Maderno e della società Gestione Servizi Desio, nell’ambito del procedimento per danno erariale aperto nei confronti del sindaco Alberto Rossi, dell’assessore Giuseppe Borgonovo e dell’ex presidente di Aeb Loredana Bracchitta.

Aeb-A2A: la ricostruzione dell’istruttoria

Come ricostruisce l’atto di citazione, la procedura è stata avviata nel 2019 sulla scorta di una denuncia, poi integrata successivamente, che segnalava appunto un danno erariale in capo ad Aeb, a motivo dell’errata valutazione degli asset che le parti si sono scambiati al momento della definizione dell’accordo. La procura regionale della Corte dei conti ha sottolineato che, in data 21 luglio 2023, la guardia di finanza ha trasmesso la sua relazione conclusiva, già redatta per la procura della Repubblica, che ha evidenziato come l’integrazione «fosse stata pianificata nei dettagli dalla presidente di Aeb Loredana Bracchitta e dal presidente di A2A Giovanni Valotti, e successivamente condivisa con il sindaco, l’assessore alle partecipate ed il segretario del Comune di Seregno, i quali tutti, anche grazie all’ausilio di consulenze “pilotate”, facevano in modo di condurre a compimento l’operazione, in totale spregio dell’interesse pubblico dei Comuni e degli enti pubblici soci di Aeb e della società partecipata, nonché violando le norme di legge che disciplinano le modalità di realizzazione del partenariato pubblico-privato», aggiungendo che Elisabetta Brugnoni, consulente della procura della Repubblica, «a seguito di un’approfondita analisi dell’operazione di integrazione, appurava che la stessa era stata indubbiamente dannosa per Aeb», con la partecipazione conferita da A2A ad Aeb che risultava «sopravvalutata» di almeno 54.858.000 euro, senza considerare l’omissione di un premio di maggioranza in favore di Aeb, di importo tra i 5.700.000 euro ed i 9.500.000 euro.

Aeb-A2A: rigettata la tesi dell’infungibilità dell’operazione

La Corte dei conti ha quindi disposto un approfondimento, ascoltando Tiziano Mariani, già capogruppo consiliare di Noi per Seregno e proponente di uno dei ricorsi alla giustizia amministrativa, e la stessa Brugnoni, arrivando a contestare a Rossi, Borgonovo e Bracchitta la commissione di «condotte illecite nei confronti degli enti pubblici soci di Aeb, per aver inquinato la libera valutazione degli organi politici rispetto alla convenienza dell’operazione di integrazione societaria di Aeb in A2A e, per tale via, diminuendo il valore della partecipazione sociale in danno dei soci e facendo perdere al comune di Seregno la partecipazione di controllo della società partecipata». Sindaco, assessore ed ex presidente sono stati poi ascoltati nella fase pregiudiziale. Le loro argomentazioni a difesa non hanno però convinto la Corte dei conti, che anzi ha bocciato la tesi dell’infungibilità dell’operazione, presupposto che aveva determinato una chiusura dell’accordo tra le parti senza una gara ad evidenza pubblica, con la condotta di Bracchitta che è stata ritenuta fin dall’inizio finalizzata a favorire A2A, senza una reale opposizione di Rossi e Borgonovo.