Seregno, monsignor Delpini consegna ai giovani il nuovo messale: «Abbiamo bisogno della grazia di Dio»

L'arcivescovo ha stimolato i diciottenni ed i diciannovenni presenti a portare frutti, sottolineando in modo particolare l'importanza della preghiera
Monsignor Mario Delpini insieme ad alcuni dei giovani presenti, al termine della veglia

«Consegno a voi giovani il nuovo messale ambrosiano, perché lo accogliate e possiate portare molti frutti». Monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, ha simbolicamente messo nelle mani sabato 16 novembre dei giovani dell’arcidiocesi che gli è affidata il nuovo messale ambrosiano, che sarà utilizzato a partire da domenica 17 novembre. Lo ha fatto nella veglia di inizio del periodo dell’avvento, in cui ha incontrato in modo particolare i diciottenni ed i diciannovenni, che è stata ospitata dalla chiesa del Sacro Cuore, interna all’oratorio San Rocco di via Cavour a Seregno. Il passaggio era molto atteso negli ambienti ecclesiastici: il nuovo messale, che va a rimpiazzare l’edizione precedente, risalente al 1976, quando arcivescovo era il cardinale Giovanni Colombo, ed aggiornata poi nel 1990, quando invece sullo scranno di Sant’Ambrogio sedeva il cardinale Carlo Maria Martini, ha la finalità di migliorare la qualità delle celebrazioni, rendendole più attrattive e più edificanti.

Veglia: la necessità di conoscere e sfogliare il messale

Monsignor Mario Delpini durante la veglia

Su quest’ultimo punto, Delpini, che aveva già firmato una copia del nuovo messale domenica 22 settembre, quando aveva presieduto in piazza Concordia a Seregno una santa Messa, per sottolineare il decennale di attività della comunità pastorale San Giovanni Paolo II, ha poi insistito molto nel suo intervento successivo, in cui si è rivolto in modo specifico ai suoi giovani astanti: «C’è ancora la domanda? Il desiderio o l’intuizione che sarebbe bello? Parlo della domanda che i discepoli rivolsero a Gesù, chiedendogli di insegnare loro a pregare. Noi abbiamo bisogno di pregare. Siamo troppo soli, la nostra speranza è troppo piccola. Il nostro amore è troppo fragile, precario, confuso. Oggi consegno a voi il messale, che vuole essere un aiuto a pregare da cristiani». Ed ancora: «Il messale è un libro, che la chiesa offre alla chiesa. Molti di voi hanno a che fare con il messale, per il servizio liturgico o la preparazione delle sante Messe. Bisogna conoscere il messale, sfogliarlo. Cosa ci insegna il messale a proposito della preghiera? La preghiera cristiana è in Cristo, per Cristo. Noi non possiamo pregare se non in Gesù, noi arriviamo a Dio attraverso il Cristo».

Veglia: il messale indica il ruolo di ciascuno

L’arcivescovo con una delle giovani presenti

Delpini ha quindi proseguito: «La preghiera del cristiano non è mai individualistica, anche quando è personale. Sempre si prega gli uni per gli altri. Noi siamo sempre popolo di Dio. Certo, il popolo di Dio non è un gregge uniforme, ma è articolato in una pluralità di carismi. Il messale dice che ciascuno di noi ha un suo ruolo, sia il celebrante che il popolo. Nessuno è spettatore durante la celebrazione. La preghiera si nutre della liturgia, che conduce a vivere il tempo. Tutto il tempo è il tempo di Dio. Tutto il tempo è il tempo del dono. Nel nostro rito ambrosiano, a differenza di quello romano, non c’è il rito ordinario, il tempo qualsiasi. Il messale è sinonimo di preghiera, perché i suoi testi ci aiutano a dire il bisogno che abbiamo della grazia di Dio». L’arcivescovo ha infine concluso la sua prolusione con una preghiera ispirata al tema della pace.

Veglia: Delpini disponibile all’incontro dopo la celebrazione

Monsignor Delpini appone la sua firma su una copia del messale, al termine della celebrazione

Al termine della veglia, che proprio una formazione corale di giovani ha accompagnato con i canti, Delpini si è dimostrato come sempre molto disponibile all’incontro, sostando a parlare con i presenti, cui i volontari dell’oratorio San Rocco hanno offerto un apprezzato momento di ristoro, con risotto, polenta e vin brulè.

L'autore

Seregnese, classe 1973, lavoro a “Il Cittadino di Monza e Brianza” dal 1998 e mi occupo dei paesi della Brianza Nord. Presidente del Circolo culturale San Giuseppe di Seregno tra il 2013 ed il 2019, ho curato in prima persona o partecipato alla stesura di più di una ventina di pubblicazioni, tutte riguardanti storie o personaggi della città in cui sono cresciuto e vivo.