I pediatri lombardi fanno il punto alla vigilia della riapertura delle scuola e lanciano un nuovo allarme per norme anti-Covid 19 “farraginose e inapplicabili, e sulle promesse disattese della Regione”. Lo fa sapere il sindacato Simpef-Sindacato medici pediatri di famiglia che chiede “di rimodulare queste norme per adattarle senza stravolgimenti alla realtà assistenziale pediatrica”.
Il punto fondamentale secondo i medici “è quello della necessità di procurarsi il consistente numero di presidi diagnostici che serviranno già dall’inizio della prossima settimana”.
Circa 12mila tamponi al giorno secondo i calcoli: “ Rivedendo la casistica degli oltre 1.200 pediatri lombardi relativa a visite ambulatoriali per sintomi riconducibili dalle norme attuali a Covid-19 per gli stessi giorni dello scorso anno è stata calcolata dal Simpef una media di 10 accessi quotidiani per pediatra. In altre parole, per il sindacato, sarà necessario processare 12.000 tamponi naso faringei al giorno con in più l’obbiettivo ineludibile di pervenire ad un risultato diagnostico in un tempo che non potrà che essere di assoluta brevità anche al fine di limitare il grande disagio conseguente alla necessità di isolamento cui saranno sottoposti i conviventi famigliari del piccolo paziente osservato sintomatico”.
Rinaldo Missaglia, segretario nazionale Simpef-Sindacato medici pediatri di famiglia, richiama l’attenzione della Regione: “Attendiamo fiduciosi, ma sfiduciati perché a tutt’oggi nonostante la tanto sbandierata promessa effettuata via social da parte di Assessorato e Direzione generale Welfare di Regione Lombardia di coinvolgere i pediatri di famiglia nell’elaborare strategie sostenibili, efficaci nonché funzionali al rigoroso contrasto alla diffusione del virus che ha condizionato la nostra vita ormai da mesi, nessun contatto è stato ufficialmente calendarizzato”.
Da chiarire le norme sull’allontanamento da scuola alla comparsa di sintomatologia riferibile a Covid-19, quelle sulla notifica dei casi, quelle sulla gestione clinica da parte del pediatra, quelle relative alla tempistica per la diagnosi microbiologica e quelle sulla riammissibilità nelle comunità educative.
“Chiediamo che ci venga assicurata tale disponibilità di strumentazione diagnostica e di organizzazione per la celere refertazione dei casi notificati. I pediatri di famiglia si rendono disponibili in sussidiario sostegno alle procedure diagnostiche correnti all’utilizzo presso i propri studi dei cosiddetti test rapidi per l’individuazione del virus su secrezioni salivari e/o nasali purché opportunamente validati. Ci sentiamo di proporre questa pratica di opportuna prossimità assistenziale anche e soprattutto in segno di vicinanza ai genitori dei nostri piccoli assistiti con l’intento di limitare il loro prevedibile disagio nella organizzazione delle attività famigliari” è l’appello finale di Missaglia alle istituzioni lombarde”, si legge nella nota.