Gli ex Dc di Vimercate dopo l’uscita di scena di Carlo Amatetti dal Movimento Cinque Stelle e dal consiglio hanno stigmatizzato non tanto la sua scelta personale, quanto alcune parole dell’ex grillino rivolte ai Cinque Stelle, che a dire di Amatetti avrebbero preso una piega molto burocratica nell’amministrare Vimercate, con una tendenza allo stile democristiano.
Una considerazione che non è piaciuta né a Guido Fumagalli ex segretario Dc, già consigliere e assessore, e a Giorgio Brambilla a sua volta ex segretario dello Scudocrociato, consigliere e presidente del consiglio.
«Ognuno è libero di far la scelta che vuole ma non fino al punto di usare temi e linguaggi offensivi gratuiti con discredito e attacchi di basso livello verso quello che è stata la Democrazia Cristiana locale che ha guidato il governo della città per molti anni costruendo e allargando alleanze politiche anche con altri importanti partiti che rappresentavano, insieme, l’attaccamento alla città avendone a cuore lo sviluppo – hanno detto gli ex democristiani -.Il signor Amatetti non ricorda quando in città crescevano i servizi; dall’ospedale, al centro scolastico superiore onnicomprensivo, alla biblioteca, alle scuole, agli impianti per lo sport e la città assumeva un ruolo strategico sul territorio? Detto appunto “ il Vimercatese”».
Brambilla e Fumagalli parlano invece di un fallimento targato Cinque Stelle. «Dice che il flop del Movimento è avvenuto anche a causa della burocrazia e della struttura comunale e non si rende conto che il disastro è tutto suo e del M5S che non ha saputo coltivare rapporti di fiducia con nessuno; né con le associazioni del territorio, né coi cittadini, non ascoltando mai le loro istanze, né con la struttura comunale verso cui ha dimostrato incapacità di dialogo, credendo perfino di poter essere contemporaneamente politici e tecnici, sovrapponendo ruoli e compiti e mortificando così politica e struttura – hanno affermato i due ex consiglieri -. La barbarie del suo ragionamento non chiama in causa il suo e loro fallimento, ma scarica le colpe verso il sistema, verso addirittura chi ha governato molti anni fa. E inorridiamo di fronte a queste affermazioni se pensiamo agli amici e maestri democratico-cristiani che ci hanno lasciato e che hanno messo capacità ed impegno per tantissimi anni al servizio di Vimercate: Vittorio Arrigoni, Osvaldo Ornaghi, Ezio Riva , Eugenio Riva, Maria Luisa Cassanmagnago, Marco Brioschi, Luigia Baraggia».
I due politici locali concludono invitando l’ex grillino: «a guardare in casa sua senza scaricare le colpe verso altri per mascherare il fallimento totale. Amatetti, avete fatto tutto voi» concludono.
Non è mancata la replica dell’ex pentastellato indirizzata all’ex assessore Fumagalli . « Prima che al signor Fumagalli venga un colpo nella foga, atteggiamento “democristiano” in Italia è ormai largamente usato come sinonimo di “compromissorio” quando va bene e di “equilibrista e spartitorio” quando va male. Non è una mia iniziativa lessicale, ma è la storia di questo partito ad averlo reso protagonista del vocabolario in tal modo – ha detto Amatetti -. È tempo che anche il buon Fumagalli ne venga a conoscenza». L’ex Cinque Stelle poi spiega che « per gli amanti dell’archeologia, l’amministrazione che ci ha preceduto, Fumagalli in testa, ha tenuto bloccata una città ritenendo, per una mera incomprensione dei meccanismi contabili pubblici, di non avere i soldi necessari da spendere in manutenzioni. Soldi che pochi mesi dopo il nostro insediamento sono saltati fuori. Magia? No, mera competenza del nostro assessore di allora, il buon Grossi, un economista, che semplicemente ha subito cercato di mandare meno denari possibili in avanzo trasformandoli tutti in servizi. Su questo punto potremmo star qui a provare a spiegare la cosa al Pd cittadino per duemila anni, ma non se ne convincerebbe, sia per ragioni di opportunità che per mero credo che potremmo definire religioso. Essendo inutile e neppure più attuale, si rinuncia e via».
Infine Amatetti difende anche il lavoro fatto sin qui dall’attuale esecutivo. «L’amministrazione Sartini non è stata un fallimento per la città, ma solo una delusione per un vecchio pentastellato. Per la città ha significato aver messo mano (e risolto, spesso) una marea di antiche istanze lasciate lì a impolverarsi perché politicamente scomode da affrontare o marcite proprio grazie all’illuminata (da Dio, evidentemente) amministrazione Pd (dalla piscina all’asilo, solo per dirne due) – ha concluso Amatetti -. Si è ritornati a mettere a posto la città (strade, marciapiedi e scuole) e a farla rifiorire culturalmente, dopo decenni di nulla. Le mie rimostranze sono che, con una maggioranza monocolore, si sarebbe potuto fare ben di più (ospedale, forse piscina, santa, via Rota…) solo mostrando maggiore autonomia rispetto alla burocrazia comunale (che segue logiche semplicemente diverse da quelle che dovrebbe seguire la politica) e ascoltando di più i cittadini (via Rota e Santa). Dulcis in fundo – questione di mera rilevanza interna al M5S – decidendo le istanze maggiori il sindaco con un drappello di fedelissimi, è semplicemente tempo perso per tutti gli altri. Che quindi è meglio che tornino più utilmente alle loro occupazioni».