È decaduto il ricorso al Tar dell’associazione culturale La Pace, di matrice islamica, contro l’ordinanza del Comune di Renate che vietava l’utilizzo dell’immobile di via Roma 16 per finalità di culto e socioculturali. Il sindaco renatese Matteo Rigamonti ribadisce dunque che il divieto è confermato. E commenta: “Sono stato accusato di essere razzista, quando semplicemente si è trattato di far rispettare la legge a tutela delle persone stesse che usufruivano della struttura. Si chiude una vicenda su cui è stata fatta propaganda politica sterile a scapito della sicurezza dei cittadini”.
L’ordinanza del Comune era del 23 maggio 2015, seguita dal ricorso dell’associazione al tribunale amministrativo della Lombardia, che a sua volta aveva portato l’ente comunale a costituirsi in giudizio.
“Nei giorni scorsi, dopo 5 anni, il Tar Lombardia ha dichiarato la decadenza del ricorso – si legge in una nota sui canali comunali – Dunque l’ordinanza resta, dal momento che, già dal novembre 2014, diversi sopralluoghi effettuati presso gli ambienti utilizzati dall’associazione avevano dimostrato che un locale di 115 metri quadrati era destinato a luogo di culto, come risultava da arredi e suppellettili presenti e per stessa ammissione dei rappresentanti dell’associazione, mentre dalla risultanza delle pratiche edilizie depositate agli atti comunali quegli stessi spazi avrebbero dovuto essere adibiti “ad uso deposito”.
La variazione d’uso riscontrata era avvenuta in contrasto con l’attuale Pgt., senza contare che anche la presenza di più persone rappresentava un pericolo per l’incolumità pubblica in quanto venivano utilizzati spazi ove non erano rispettati gli elementari requisiti igienico-sanitari, impiantistici, di deflusso in caso di emergenze e di sicurezza in genere”.
La Pace ha una controversia legale aperta anche con il Comune di Besana. È di ottobre la notizia dell’acquisto di un immobile, da parte dell’associazione, dall’azienda Jo Jo srl, in via Visconta. Non tanto il passaggio di proprietà, quanto il subentro sulla Scia (segnalazione certificata di inizio attività) per la manutenzione straordinaria dell’edificio aveva portato ai ferri corti con il Comune. La Pace ha fatto ricorso al Tar Lombardia a fronte del provvedimento dell’amministrazione che, in sostanza, le ha chiesto di ripresentare i documenti per il trasferimento di proprietà, la Scia e di specificare la futura destinazione del capannone.