Lui si chiama Rino Viganò, è nonno, e da tre anni è il responsabile tecnico della Sovicese. È nel mondo del calcio da molti anni, ha lavorato in diverse società. «Ma una cosa del genere non l’ho mai vista». La “cosa del genere” mai vista è la difficoltà, «incredibile e clamorosa» per usare le sue parole, di formare una squadra di Juniores. Sono i ragazzi nati nel 2001, nel 2002 e nel 2003. La rosa deve essere composta almeno di una ventina di ragazzini, per ora la Sovicese ne ha tesserati solo una dozzina. «E almeno la metà sono ragazzi extracomunitari, in regola con il permesso di soggiorno».
Per reclutare qualcuno, Viganò è ricorso perfino a Facebook, postando su diversi gruppi social dei Comuni intorno a Sovico, un appello. «La squadra è iscritta al campionato juoniores provinciali. I ragazzi che cerchiamo devono essere appassionati si questo sport e sicuramente non fenomeni. Quelli bravissimi li lasciamo agli altri. Chi fosse disponibile è pregato di contattarmi. Il ns. progetto quest anno prevede per la squadra Juoniores un campionato di divertimento. Con l’idea di premiare a fine anno tre dei giocatori che meglio hanno percepito lo spirito di questo gruppo che si sta formando. Naturalmente non sono previsti costi di nessun tipo. Invito tutti coloro che intendessero aderire di mettersi in contatto al più presto al numero 338/6855524».
«Trovo una difficoltà clamorosa a trovare ragazzi, di età compresa tra i 17 e i 20 anni, che si vogliano impegnare – spiega Viganò a il Cittadino -. Ho saputo in Figc che in Lombardia quest’anno almeno 150 squadre di Juniores non sono state assemblate. Il problema non è solo nostro, è generale e credo che riguardi anche altri sport di squadra. È davvero difficile trovare ragazzi che vogliano giocare. Fino a una decina di anni fa dovevi addirittura mandarne via qualcuna, tante erano le richieste di iscrizioni. Poi qualcosa è cambiato». Per Viganò, è venuta meglio la voglia di stare insieme e di impegnarsi. «I social hanno tolto qualcosa, questi ragazzi sono sempre lì attaccati al telefono. Prima due allenamenti alla settimana e la partita nel weekend non erano un problema, oggi lo sono. Sembra quasi che ti facciano un favore a giocare».