C’è un piano di ritorno alla normalità già approvato per settembre dalla Asst Monza. I numeri di questa settimana raccontano di 11 pazienti ancora ricoverati per Covid, una terapia intensiva libera ormai da due settimane, nessun nuovo ricovero negli ultimi sette giorni e un decesso.
Gli accessi al pronto soccorso sono stati 1786, 82 per sintomi Covid, ma nessuno con necessità di ricovero.
Dopo una seconda ondata pesantissima per Monza e la Brianza e una terza ondata che non ha lasciato tempo di ripresa l’ospedale cittadino si prepara ad un ritorno alla normalità.
«L’attività ambulatoriale urgente non è mai stata interrotta – spiega il direttore generale Mario Alparone – differibile e programmabile è stata ridotta per alcune attività a circa il 30-40%. Le sale chirurgiche elettive sono in progressivo aumento ed oggi siamo a circa il 70% della potenzialità complessiva».
Il “piano di ritorno alla normalità” è previsto invece a partire dal mese di settembre: «Per consentire un giusto periodo di riposo ai nostri operatori straordinariamente impegnati per oltre un anno e mezzo – prosegue il direttore generale – e con una programmazione già inviata e concordata con Regione Lombardia. Ci è stato chiesto di raggiungere livelli di produzione sovrapponibili con il 2019, un periodo pre-Covid, che tra l’altro per noi è stato un anno record con valori di erogazione sanitaria molto più alti di quelli assegnati da Regione per contratto».
Confrontarsi con quel successo è complicato ma le prime proiezioni posizionano il San Gerardo a livelli molto buoni: «In assenza di risorse aggiuntive, varianti permettendo e con il rientro del personale impegnato nelle vaccinazioni, come previsto da Regione – prosegue Alparone – riusciremo ad erogare circa il 90% della produzione del 2019. Il 10% restante dipenderà anche da risorse economiche che sono al vaglio della Regione».
Sul fattore ripresa pesano le misure anti Covid ovvero distanziamento, sanificazione, sia sulla parte ambulatoriale, sia sui ricoveri che pongono dei limiti che si ripercuotono inevitabilmente anche sul numero di erogazioni.
«Per ovviare – conclude Alparone – se arrivassero le risorse aggiuntive regionali, come già fatto l’anno scorso, abbiamo previsto sale chirurgiche aperte anche il sabato e gli ambulatori aperti fino alle 20. Un’operazione che nel 2020 ci ha permesso di recuperare 54mila prestazione ambulatoriali e di ridurre in maniera consistente le liste di attesa sulla chirurgia»