«Onorevole Grimoldi, perché non fondi gli Amici di Hitler?»

Polemiche romane tra i deputati brianzoli Grimoldi (Lega nord) e Rampi (Pd) dopo che il padano ha fondato in Parlamento il gruppo Amici di Putin. Il democratico: «Perché non fonda gli Amici di Hitler?». La replica: è solo per distendere i rapporti con la Russia.
«Onorevole Grimoldi, perché non fondi gli Amici di Hitler?»

L’idea è del deputato leghista Paolo Grimoldi: per distendere i rapporti con la Russia e ridurre le difficoltà dei mobilieri italiani boicottati da quel Paese in seguito alle sanzioni imposte dall’Unione Europea è sufficiente diventare “Amici di Putin”. Qualche giorno fa il padano ha fondato il gruppo interparlamentare dedicato al presidente a cui hanno aderito esponenti di diverse formazioni. L’iniziativa, come prevedibile, ha però suscitato parecchie polemiche: «Avrei potuto comprendere – commenta il democratico Roberto Rampi – se fosse partita da Armando Cossutta ma la Lega, ormai, ci sta abituando a varie stranezze. Tutti concordiamo sulla necessità di favorire i rapporti tra la Russia e l’Europa, tutti ci stiamo preoccupando dei problemi delle nostre imprese ma non possiamo dimenticare che Putin continua a utilizzare i metodi del Kgb, reprime la libertà di stampa e i diritti degli omosessuali».

Quindi lancia un paio di suggerimenti a Grimoldi:

«Quando fonderà – domanda – un gruppo d’amicizia con il dittatore coreano Kim Il Sung o uno alla memoria di Hitler?».

E poi: « Le sanzioni non puntano a chiudere i rapporti commerciali ma a ricostruirli su basi differenti: la Russia non può rinunciare all’alta qualità dei prodotti italiani. Esiste un diritto internazionale e dobbiamo farlo rispettare: il ragionamento vale anche nei confronti della Turchia».

«Non considero – replica Grimoldi – Putin un santo, sto semplicemente cercando di dare il mio piccolo contributo per alleggerire il clima tra i nostri Paesi. Io mi preoccupo delle tante aziende che dovranno licenziare i dipendenti o saranno costrette a chiudere. Non si aiutano certo scatenando la terza guerra mondiale, ma favorendo il dialogo».