Motori, scocche, sportelli, cruscotti, pneumatici, componentistica elettronica e ancora eternit, lamiere, plastica, gomme e ogni genere di immondizia abbandonata a cielo aperto. Non c’è soltanto il Multiplex perché, poco lontano dalla multisala, emerge un’altra discarica abusiva. Anche in questo caso si tratta di un lembo del territorio di Muggiò nell’area di confine con Nova Milanese, alla fine di via Bezzecca, a non più di duecento metri dalla Monza-Saronno. Eppure lì, in mezzo ad un campo, la strada provinciale nemmeno si vede.
L’ingresso è un passaggio sterrato che termina davanti ad un capannone abbandonato cintato da muri grigi, dietro ad un grande cancello arrugginito. Dove finisce lo sterrato e inizia il campo, cumuli di sporcizia e di materiale non smaltito – tra cui infissi ed eternit – sono disseminati qua e là, come rigurgiti di un’ingorda e avida società industriale. L’interno del capannone non si vede, ma è sufficiente spingere con un po’ di vigore uno dei battenti del cancello, che l’area abbandonata diventa troppo facilmente accessibile. Il cancello si apre, infatti, su di un ampio spazio di asfalto sgretolato da piante ed erbacce. Sul lato sinistro, ecco una casupola con i vetri in frantumi, che in passato deve essere stata una sorta di reception, mentre sull’angolo a destra due strutture di mattoni e lamiera, posizionate a “L”, cercano di non collassare su se stesse. Nello spiazzo si trova di tutto, tra cui molti pezzi di camion o di tir, che hanno tutta l’aria di essere scarti di ricettazione.
Abbandonata, infatti, ormai da molti anni, l’azienda in passato è stato il luogo ideale per nascondere auto rubate, che veniva smembrate per venderne i pezzi, oppure che erano o che sarebbero servite da ariete da lanciare contro i bancomat: un nascondiglio sicuro, insomma, oltretutto in una posizione ideale per un’eventuale fuga. All’interno di ciò che resta dei capannoni, oltre all’immondizia, alcune assi di legno coprono alla meno peggio dei pozzi di cemento, profondi due-tre metri, che si aprono nel pavimento.
Sempre in via Bezzecca, sei anni fa, i carabinieri intervennero all’interno di un deposito illegale, in cui furono arrestati con l’accusa di ricettazione e riciclaggio quattro italiani e un albanese, pizzicati al lavoro all’interno di una azienda di ricambi d’auto abusiva. In quell’occasione i carabinieri di Desio avevano scoperto una rivendita di ricambi provenienti probabilmente da auto rubate: scocche, portiere, fanali, motori, navigatori, cruscotti e pneumatici. Tutto il materiale, migliaia di pezzi, era stato sequestrato mentre le indagini erano proseguite per individuare i collegamenti con “topi d’auto” che avrebbero messo a disposizione degli arrestati le vetture da smontare. Il materiale, stipato in sette box, era stato catalogato, per marca e tipologia, in perfetto ordine, pronto per essere ceduto in nero. Nessun registro di carico, nessuna bolla di accompagnamento. E chissà se la discarica di via Bezzecca è in qualche modo collegata a quell’attività.
«Ora che l’amministrazione incasserà i tre milioni di euro della fideiussione, il mio auspicio è che il Comune avanzi un’offerta per il Magic Movie Park». È questo l’ultimo appello che Umberto Grella, avvocato della curatela fallimentare del Tribunale di Monza, ha lanciato nel tentativo di trovare una soluzione per la multisala, dopo tredici anni «di ore di lavoro, non immagina quante ore, ed energie profuse vanamente».
Anche perché l’asta prevista lo scorso 11 giugno è stata rinviata a causa dell’emergenza Covid e sostituita da due nuove date previste per i prossimi settembre e ottobre, al prezzo fissato a 1 milione 650 mila euro, «altrimenti – ribadisce Grella – la curatela fallimentare del Tribunale di Monza rinuncerà alla procura del Magic Movie Park».
D’altra parte, ha sottolineato Grella, si sarebbe sbloccata la causa con Unipol, che si era opposta all’escussione di una fideiussione di tre milioni di euro, per opere che il costruttore non ha mai realizzato, con una sentenza favorevole alle richieste del Comune che, tra l’altro, vanta anche un sostanzioso credito da riscuotere: «Il valore dell’immobile – ha ricordato Grella – ormai non può più scendere sotto il prezzo stabilito di un milione 700 mila euro. Ora: il Comune di Muggiò vanta un credito di un milione 200 mila euro di Imu da riscuotere, quindi alla fine potrebbe acquisire la struttura per 300-400 mila euro». A cui si andrebbero ad aggiungere i costi dell’abbattimento, oltre a quelli della bonifica dell’area che adesso, però, grazie ai tre milioni della fideiussione, potrebbero eventualmente essere almeno ammortizzati. Anche perché la situazione, che già da tempo dal punto di vista igienico-sanitario appariva quantomeno precaria, è diventata ormai insostenibile, ma i pericoli derivano anche dall’insicurezza in cui attualmente versa l’edificio, a causa di molte recinzioni divelte che si aprono su salti nel vuoto di alcuni metri.
Tanto che lo nei giorni scorsi un gruppo di persone, tra cui due donne, sono entrati in pieno giorno con valigie e telecamere nella struttura e davanti agli uomini delle forze dell’ordine esterrefatti, si sono giustificati dicendo che erano entrati «per girare un videoclip musicale per Sanremo».
Falliti, dunque, tutti i tentativi per arginare la situazione da parte delle istituzioni coinvolte: il Comune, la curatela fallimentare, ma anche la Provincia di Monza e Brianza, che detiene la competenza di tutte le aree che si trovano al di fuori delle recinzioni lungo la Sp131. Qualche mese fa l’Associazione Amici del Parco del Grugnotorto, l’Associazione Taccona – Comitato di Quartiere, la lista civica “Ora per Muggiò”, il Movimento 5 Stelle, Rifondazione Comunista e la Pro Loco Città di Muggiò avevano indirizzato una lettera alle autorità, tra cui l’amministrazione comunale e il Comando della Polizia locale chiedendo, tra le altre, «la bonifica di tutte le aeree di competenza comunale, compresi i parcheggi adiacenti e le vie di accesso al sito; la chiusura al traffico veicolare con mezzi idonei, per evitare atti illeciti come l’abbandono di rifiuti sul territorio, atti criminosi o non consoni al pubblico decoro».