Monza: un esoscheletro all’Aias per tornare a camminare

Lo ha donato all'associazione Valentina Tagliabue: «Quando ho sentito parlare di esoscheletro non mi sono lasciata sfuggire questa occasione»
Una prova con l'esoscheletro
Una prova con l’esoscheletro Fabrizio Radaelli

Ha un costo elevato: circa 200mila euro, ma l’esoscheletro Ekso NR, prodotto da Emac, azienda leader nel settore dei dispositivi biomedici con sede operativa a Genova, è arrivato a Monza. A donarlo è stata Valentina Tagliabue, ex atleta, appassionata di cavalli e allenatrice.

L’esoscheletro è a disposizione dei pazienti dell’Aias in comodato d’uso gratuito e sarà utilissimo per la loro riabilitazione. È un robot che si “indossa” per potenziare i muscoli e fare in modo che il cervello spinga la persona a camminare, a fare quei passi che non ha mai potuto fare prima (per malattie che l’hanno colpita fin dalla nascita o in età infantile) o che ha “dimenticato” a seguito di un evento drammatico come ictus, incidente, sclerosi multipla, atassia. L’esoscheletro non può essere “indossato” da tutti. Occorre un’attenta valutazione da parte di un fisiatra, ma è sicuramente uno strumento “rivoluzionario”, un farmaco per chi deve seguire sedute riabilitative. Appena è venuta a conoscenza di questo dispositivo Tagliabue si è subito attivata per portarlo nella sua città.

L’esoscheletro di Aias donato da Valentina Tagliabue

«Ho conosciuto un ragazzo colpito da atassia che faceva pochissime ore di riabilitazione – racconta- Non vedeva alcun miglioramento. Per me questa situazione era intollerabile. Io mi interesso di benessere animale. Con i cavalli ci sono meno vincoli, ci sono più possibilità di sperimentazione. Ho una visione diversa di come si potrebbe procedere. Quando ho sentito parlare di esoscheletro non mi sono lasciata sfuggire questa occasione». Tagliabue ha incontrato Claudio Ceresi, originario di Senigallia, responsabile riabilitazione Emac Italia, «la persona giusta». All’inizio non è stato facile, ammette.
«Ho dovuto inseguirlo, ma poi è nata un’amicizia e una collaborazione». Ceresi era presente a Monza al momento della consegna dell’esoscheletro, insieme a un grande amico e sostenitore di Tagliabue, il poliedrico artista monzese Andy Fumagalli, molto sensibile alle iniziative solidali. L’esoscheletro può essere alto fino a 190 centimetri e largo fino a 155.

«Quando lo indossa il paziente diventa artefice del proprio passo, compie uno sforzo fisico, un vero e proprio lavoro» commenta Ceresi. Il dispositivo dispone di sensori e «quando il paziente carica l’arto sinistro fa partire l’arto destro e viceversa in modo tale da riprodurre il cammino naturale» sottolinea Donatella Bonaiuti fisiatra di Aias. «Nella riabilitazione tradizionale -precisa la fisiatra, esperta in neuroriabilitazione – in un’ora di lavoro il paziente recupera pochi passi. Il gesto, invece, deve essere ripetuto più volte, cosa che viene resa possibile dal robot che manda degli stimoli al cervello e allo stesso tempo potenzia i muscoli».