Tra qualche giorno i cittadini di Monza potrebbero scoprire in che punto dell’Arengario sarà installato l’ascensore che consentirà di riaprire al pubblico la sala al primo piano: «A breve – ha affermato venerdì 6 l’assessore ai Lavori pubblici Marco Lamperti nella sede del Pd – incontreremo gli architetti dello Studio Boeri insieme ai tecnici della Sovrintendenza e dei Vigili del fuoco per definire quale progetto portare avanti» tra quelli che i professionisti hanno abbozzato. Se uno dei disegni sul tavolo otterrà il benestare la progettazione entrerà nel vivo: «Contiamo di arrivare alla fine del nostro mandato – ha aggiunto l’amministratore – con l’impianto in funzione».
Monza: l’ascensore all’arengario e i milioni nelle scuole

«In questi tre anni abbiamo aumentato le risorse impegnate per le opere pubbliche – ha detto – nel 2021 sono state meno di 18 milioni, nel ‘23 sono salite a 32,5, nel ‘24 hanno superato i 50 e nel ‘25 sono state 35 milioni». Tra gli interventi più importanti avviati spicca la costruzione della nuova sede della media Bellani del valore di 11 milioni di euro, nella primavera del 2026 dovrebbe terminare il recupero della ex scuola Borsa che costerà 8.800.000 euro ed entro la fine di giugno partiranno i cantieri per l’efficientamento delle scuole Zara e Sauro a San Rocco che con la riqualificazione della Pertini e della Omero assorbiranno oltre 14 milioni di euro.
Gran parte dei plessi avrebbe bisogno di una manutenzione ordinaria o straordinaria: «Per sistemarli tutti servirebbero 300 milioni – ha calcolato Lamperti – stiamo aggiornando il piano degli interventi in modo da fissare una programmazione triennale sulla base delle priorità. Dai dirigenti scolastici abbiamo ricevuto circa 500 segnalazioni» tra cui molte piccole richieste, comprese la riparazione di serrande e maniglie.
Tra le opere attese da tanti monzesi c’è la ricostruzione del chiosco della Boscherona, del costo di 120.000 euro, che inizierà a breve e si concluderà in autunno.
Monza: «Evitare che Monza diventi città per ricchi»
«Dovremo continuare a investire nell’edilizia scolastica – ha precisato l’assessore – perché è vero che a Monza l’età media è più alta rispetto alla media nazionale ma i dati demografici ci dicono che si abbasserà e che nei prossimi vent’anni il numero di alunni dalle materne alle medie sarà stabile mentre caleranno gli studenti delle superiori». Il mancato crollo è dovuto all’arrivo ogni anno di 5-6.000 persone da Milano e da altri comuni, tra cui molti giovani, che, sottratti i circa 5.000 che lasciano la città, secondo l’Istat nel 2042 dovrebbero portare i residenti a 130.000. «La città ha bisogno di servizi, di aree verdi e di punti di incontro – ha spiegato Lamperti – il 40% dei monzesi vive solo e tra loro ci sono tantissimi anziani: la vera sfida da vincere è quella contro la solitudine. Dobbiamo, inoltre, evitare che Monza diventi una città solo per i ricchi, come è accaduto a Milano: gli affitti brevi che si stanno moltiplicando anche da noi, provocano danni importanti a chi abita».
La giunta, ha proseguito, sta tentando di arginare i rischi con una politica articolata dell’abitare e con un nuovo impulso all’edilizia convenzionata che, grazie alle modifiche al regolamento, è ripartita con la costruzione di una palazzina alla ex Garbagnati e l’apertura dell’istruttoria per un’altra dozzina di proposte. Con la variante al piano di governo del territorio, che dovrebbe essere adottata e approvata nel 2026, l’amministrazione tenderà al consumo di suolo negativo, puntando sulla rigenerazione delle aree dismesse: in alcune, come alla ex Colombo, il recupero è in atto mentre per molte appare lontano. Non si muove foglia, ad esempio, sulla Fossati Lamperti: «Mi piacerebbe che, almeno in parte, potesse mantenere qualche funzione legata al lavoro – ha auspicato l’assessore – spero che per il 2027 si possa avere un masterplan».
«Il territorio è con la mobilità l’elemento centrale per ridisegnare la città – ha notato il segretario del Pd monzese Valerio Imperatori – i fenomeni migratori da Milano sono interessanti in quanto potrebbero cambiare le abitudini e i bisogni» di una parte della città.