Non la si vedrà più passeggiare lungo la sponda del Lambro all’altezza dell’oasi di piazza Castello, quella più incolta e selvaggia che per tanti anni le ha offerto rifugio lontano da occhi indiscreti.
Le condizioni di Capra, che in quei luoghi ha vissuto libera e selvatica per tutti gli almeno tredici, ma forse anche quindici, anni della sua vita si sono aggravate nel corso dell’ultima settimana, fino a quando, martedì mattina, è arrivato il momento della sua fine. Ad agosto il Cittadino aveva raccontato la sua storia, e quella di Luca Caminata, il monzese che a lungo se ne è preso cura con affetto e dedizione: quando Capra, malata di artrosi, era da poco tornata nella sua oasi dopo un mese di cure al rifugio Enpa di via San Damiano. Caminata in quel periodo aveva raddoppiato le cure e l’attenzione nei suoi confronti, assicurandosi quotidianamente delle sue condizioni.
«Nell’ultima settimana sembrava strana, si comportava in maniera differente dal solito – spiega Caminata – Si rintanava sempre nella casetta che le avevo costruito qualche tempo fa con la collaborazione di alcuni colleghi anche se non pioveva o non faceva particolarmente freddo. Sabato, per la prima volta nella storia della nostra amicizia, si è lasciata accarezzare e mi è stata vicino mentre le cambiavo la paglia e le davo da mangiare».
Tre giorni dopo il triste epilogo: «Nonostante l’artrosi galoppante, si è spenta per l’età – ha commentato il presidente di Enpa MB Giorgio Riva – E la pioggia e il freddo degli ultimi giorni sicuramente hanno avuto il loro ruolo nel peggiorare le sue condizioni. Sono le leggi della natura: ma per noi, e siamo sicuri anche per Caminata, quella resterà sempre l’oasi di Capra».