Monza, le ruote si incastrano nelle assi: la ciclabile trappola di via Val d’Ossola

Collega due parti della città altrimenti separate e permette di superare Villoresi e Lambro. Ma la passerella in legno sulla ciclabile di via Val d’Ossola a Monza è una trappola: le ruote si incastrano nelle assi. E l’assessore ora si impegna.
Monza, la passerella in legno sulla ciclabile di via Val d’Ossola
Monza, la passerella in legno sulla ciclabile di via Val d’Ossola Fabrizio Radaelli

«Hanno ragione. I membri di Monza in Bici e tutti i ciclisti hanno ragione. E mi spiace non si sia ancora intervenuti per risolvere il problema. Ora, però, me ne faccio personalmente carico». L’assessore alle Opere pubbliche di Monza Antonio Marrazzo ha dato la propria parola in merito alla sistemazione del tratto di pista ciclabile compreso tra via Val d’Ossola e via Ghilini: un tratto particolare che ha richiesto la realizzazione di un «progetto sicuramente di qualità – spiega Marrazzo – viziato purtroppo da una piccola svista progettuale».
Una svista non da poco, però, secondo i membri dell’associazione ciclo-ambientalista. Il ponte, oltre a collegare due zone della città altrimenti separate, permette di oltrepassare lo snodo in cui Lambro e canale Villoresi si incrociano.
Tutto perfetto, ma c’è un ma: le assi di legno sono state posizionate longitudinalmente rispetto al senso di marcia delle due ruote.

«Vuole dire che le ruote delle bici si incastrano tra le assi di legno – spiegano – È da dieci anni che segnaliamo il problema, da quando il progetto è stato realizzato durante la giunta Faglia, quando assessore alle Opere pubbliche era proprio lo stesso Marrazzo. Ma nessuno è mai intervenuto».

Ora la situazione è peggiorata, perché l’usura non solo ha ampliato la distanza tra un’asse di legno e l’altra, ma le ha rese anche instabili e traballanti. Altri problemi però si incontrano anche prima e dopo quel tratto. L’imbocco della ciclabile da via Val d’Ossola è costellato da ogni genere di rifiuti: dai cespugli emergono ripiani di mobili, la carcassa di un passeggino, spazzatura domestica, scatoloni. Senza contare che l’ingresso da una via chiusa, così appartato e isolato, è poco sicuro: una volta almeno c’era uno specchio stradale, che permetteva di vedere le persone in arrivo.

Ora bisogna fare ancora più attenzione. Superata la salita sulla sinistra si trova un’area verde che «potrebbe diventare un bel parchetto – ipotizza Massimo Benetti di Monza in Bici – se la si riqualificasse, ripulendola dalla sporcizia, posizionando un paio di panchine e illuminandola meglio».
Superato il ponte di legno la pista ciclabile torna ad essere asfaltata, e l’inconveniente questa volta è generato dalla voragine che si incontra dopo appena una manciata di metri. Oltre alle siringhe, che sono una costante della zona.

«Ma è la situazione, in generale, ad essere disastrosa – commentano da Monza in Bici – Senza contare che continuiamo anche ad aspettare il famoso biciplan, il piano sulla mobilità ciclabile, che l’assessore Confalonieri ha promesso da tempo».