Monza, il riscatto (sociale) di cascina Maino con i fondi Pinqua: decide la Regione

Il Comune chiede alla Regione di sdoganare il progetto nel quartiere San Donato, finanziandolo con i fondi Pinqua del Pnrr. Tutti i dettagli.
Cascina Maino a San Donato di Monza
Cascina Maino a San Donato di Monza Fabrizio Radaelli

Serve il via libero della Regione per trasformare la fatiscente cascina Maino di via Rigamonti 9 in un centro di incontro e formazione rivolto, in particolare, agli abitanti di San Donato. Il progetto di recupero è inserito nel programma Pinqua per la qualità dell’abitare, finanziato con oltre 13 milioni di euro dal Pnrr, che porterà alla riqualificazione di 180 appartamenti del Comune e dell’Aler in via Bramante da Urbino e alla costruzione di una palazzina da 28 alloggi che piazza Trento e Trieste concederà in diritto di superficie per 45 anni all’Aler.

Monza e cascina Maino: il nodo appartamenti

Il semaforo verde della giunta lombarda è imposto da una legge approvata dal Pirellone nel 2016 che consente ai comuni di vendere o valorizzare in altro modo «esclusivamente per esigenze di razionalizzazione, economicità e diversificazione della gestione del patrimonio» fino al 15% delle abitazioni di loro proprietà all’entrata in vigore della norma: secondo quei parametri Monza poteva dismettere fino a 218 alloggi su 1.451 di cui 145 potevano essere destinati ad altri utilizzi e 73 ceduti.

Gli appartamenti a cascina Maino sono 5 ma da almeno otto anni 3 sono liberi a causa dello «stato di degrado molto grave» dell’edificio costruito nel 1900 e passato al Comune nel 1965. Per lo stesso motivo i due nuclei, per un totale di quattro persone, che ancora abitano nel casolare saranno trasferiti in altri complessi del municipio.

Monza e cascina Maino: il progetto sociale

Lo stabile di via Rigamonti sarà trasformato, come si legge nella delibera approvata dalla giunta Pilotto, in un «luogo di incontro giovanile con aree dedicate al confronto intergenerazionale» in cui saranno proposti anche percorsi di formazione. Il progetto prevede al piano terra l’apertura di un bar, di laboratori artigianali a chilometro zero di panificazione e di produzione di cosmesi naturale, un temporary shop, uno spazio espositivo e un atelier artistico che potrebbe ospitare corsi di disegno, pittura e teatro. Il primo piano dovrebbe, invece, essere destinato a uno sportello Informagiovani, a una sala consulenze per l’imprenditoria e progetti giovanili, a un fab-lab e a un altro spazio espositivo. I locali saranno concessi tramite avvisi pubblici o bandi con «un’attenzione anche a procedure legate al terzo settore al fine di diminuire le spese» e dopo 25 anni potrebbero nuovamente essere riconvertiti in alloggi.

L’intervento, secondo l’amministrazione, dovrebbe migliorare la qualità della vita degli abitanti di San Donato, far risparmiare all’ente i 25.000 euro spesi ogni anno nelle manutenzioni e incrementare il valore dell’immobile di 1.300.000 euro.