Monza: il Parco urbano commestibile sta diventando realtà

Il nuovo Parco urbano commestibile di Monza in via Pindemonte sta diventando realtà: l’associazione di promozione sociale Liberi Frutti ha ricevuto le chiavi dell’area, le piante sono state messe a dimora in inverno. Il progetto nel 2017 era risultato vincitore della seconda edizione di bilancio partecipativo.
MONZA il parco commestibile con gli alberi da frutta in via pindemonte
MONZA il parco commestibile con gli alberi da frutta in via pindemonte Fabrizio Radaelli

In una mano da una decina di giorni le chiavi dell’area e nell’altra tutta la cura e l’attenzione necessarie a far crescere il nuovo Parco urbano commestibile di Monza: succede in via Pindemonte, dove l’associazione di promozione sociale Liberi Frutti sta lavorando per dar corpo al progetto che nel 2017 era risultato vincitore della seconda edizione di bilancio partecipativo.

Le piante sono state messe a dimora nel corso dell’inverno: essenze autoctone e alberi da frutto antichi, acquistati dal vivaio Omezzolli di Riva del Garda che proprio nella produzione di queste varietà è specializzato. Una trentina gli esemplari selezionati che sarebbe riduttivo classificare solo come alberi che tra qualche tempo saranno carichi di mele, pere, susine e ciliegie: nel nuovo frutteto si impareranno infatti a riconoscere tra i meli lo zeuka e la limoncella napoletana, il doge di Verona e la rosa gentile, mentre tra i ciliegi la marasca del Piemonte e il bigarreau napoleon. Non mancheranno l’azzeruolo bianco e rosso, il gelso nero, il nespolo giapponese e il giuggiolo.

Il giardino frutteto di via Pindemonte sarà gestito da Liberi Frutti attraverso un patto di collaborazione della durata di tre anni, che a breve sarà sottoscritto con l’amministrazione comunale.

A raccontare le novità è Paola Nardi, promotrice dell’iniziativa: «Siamo partite in cinque e ora l’associazione è forte dell’entusiasmo di nove persone – spiega – Domenica scorsa per la prima volte siamo riuscite a fare la prima riunione sul campo».

E poi: «Sul campo c’è ancora tanto da fare anche perché, attente alla biodiversità, gestiremo il frutteto in maniera biologica, piantando alle basi degli alberi altri vegetali che possano allontanare i parassiti». Poi, un open day.