La rete arancione è quella utilizzata per delimitare i cantieri, il cartello che intima di non avvicinarsi agli scavi lascia presagire che qualcosa stia per accadere nei campi della Cascinazza, a Monza. La recinzione e il segnale sono comparsi qualche giorno fa, ben visibili da chi percorre viale Fermi in direzione di San Rocco ma, almeno all’apparenza, non sembrano accompagnati da alcuna comunicazione che annunci l’avvio di qualche progetto.
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Tanto basta, però, per mettere in allerta più di una persona su quello che potrebbe accadere sui terreni: chi bazzica la zona per coltivare i vicini orti non sa indicare chi possa avere recintato una fetta nemmeno esigua di campi e nel quartiere praticamente nessuno pare essersi accorto di qualcosa.
Da BrianzAcque affermano che la rete non è opera loro e ad Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po, non risultano cantieri attivi nella zona. Nessuno sembra sapere qualcosa nemmeno in più in Comune: l’assessore all’Urbanistica Martina Sassoli e alcuni suoi colleghi non sono informati mentre qualche tecnico ipotizza che gli scavi possano essere operazioni preliminari alla realizzazione di una vasca di laminazione per il Lambro.
Il progetto è stato annunciato mesi fa dalla Regione Lombardia ma l’iter per l’assegnazione dei lavori non risulta ancora ultimato: i sondaggi geognostici, fanno notare gli esperti, potrebbero servire a perfezionare il piano.
Il cartello misterioso ha subito innescato ipotesi e timori come accade da decenni per ogni foglia che si muova nel perimetro della Cascinazza, peraltro tutelata e vincolata dal Piano di governo del territorio approvato nel 2017. La giunta Scanagatti, oltretutto, aveva avviato l’iter per inserire quella porzione di Monza nel Parco sovracomunale della Media Valle del Lambro, rimasto sulla carta.
L’area, un tempo proprietà di Paolo Berlusconi e successivamente della immobiliare Lenta Ginestra, è stata per decenni al centro delle dispute urbanistiche e delle battaglie politiche combattute tra i diversi schieramenti che si sono avvicendati alla guida della città. Ogni decisione presa dalle giunte per impedire la sua edificazione ha dato vita a ricorsi che si sono trascinati per anni.
Proprio al complesso agricolo, un tempo il più grande e forse il più importante di Monza, è dedicato il libro “Cascinazza, ieri oggi e domani” realizzato dall’associazione Città Persone e pubblicato da Novaluna. Il volume, in vendita a 10 euro, è nato da un’idea dell’ex assessore all’Urbanistica Alfredo Viganò. Il testo, presentato mercoledì sera online, propone immagini storiche inedite e fotografie originali e raccoglie i contributi di tredici tra amministratori, architetti, tecnici e ambientalisti tra cui lo stesso Viganò che hanno ricostruito la storia dell’area con l’obiettivo di chiarire «l’importanza della sua esistenza e la necessità della sua conservazione in una visione aperta al futuro».
Il volume è dedicato, oltre che a Viganò, all’ex assessore all’Urbanistica Claudio Colombo e all’ex consigliera comunale Cristina Ferraro.