Dopo il via libera di Aifa (l’Agenzia del farmaco), la sperimentazione del vaccino italiano contro il Covid entra le vivo: si tratta della ricerca condotta da Rottapharm Biotech con Takis che, dal primo marzo, entra nella fase clinica. Sarà l’1 marzo il giorno in cui il primo volontario si sottoporrà al San Gerardo-Bicocca al trattamento con il farmaco per la Fase 1, che sarà condotta anche allo Spallanzani di Roma e all’Istituto Pascale di Napoli.
«Già da agosto infatti abbiamo cominciato a raccogliere le adesioni dei volontari per la sperimentazione del vaccino a dna contro Covid – sottolinea Marina Cazzaniga, direttore del centro di Fase 1 -. Ora lo studio ha ricevuto l’autorizzazione di Aifa e anche quella del comitato etico dell’Istituto Spallanzani, quindi tutto è pronto per portare il vaccino a Monza».
«Lo scorso dicembre abbiamo condotto uno studio con l’elettroporatore: volevamo testare i sintomi della procedura, per poter fornire poi ai soggetti che saranno arruolati nella sperimentazione i maggiori dettagli possibili – prosegue Marina Cazzaniga – io stessa mi sono sottoposta alla procedura, per essere in grado di spiegare al meglio cosa si prova».
«I vaccini anti Covid non sono tutti uguali – aggiunge Paolo Bonfanti, direttore della Clinica di malattie infettive – le piattaforme, a rna o a dna, la presenza o l’assenza di vettori virali, fanno la differenza come dimostrano gli studi, anche in termini della efficacia della copertura vaccinale. Il vaccino a dna inoltre potrebbe essere molto importante in futuro anche per altre ragioni importanti: la possibilità di modificarlo adattandolo alla emergenza di varianti del virus non sensibili ai vaccini attuali, la stabilità a temperatura ambiente senza la necessità di dover garantire la catena del freddo e la possibilità di essere somministrato molte volte, nel caso in cui le vaccinazioni anti-Covid debbano essere ripetute ogni anno».