Monza, i penalisti incrociano le braccia contro il nuovo “pacchetto sicurezza”

La Camera Penale di Monza ha annunciato l'astensione dalle udienze il 4, 5 e 6 novembre contro il nuovo "pacchetto sicurezza" del Governo
Tribunale di Monza
Tribunale di Monza FABRIZIO RADAELLI

Il nuovo “pacchetto sicurezza” approvato di recente dal governo preoccupa i penalisti italiani che hanno deciso in segno di protesta di astenersi dalle udienze e da ogni altra attività nel settore penale per tre giorni, il 4, 5 e 6 novembre. L’ha deliberato la Giunta dell’unione delle Camere Penali Italiane. Un “pacchetto”, spiegano i penalisti: “che introduce oltre 20 nuovi reati o aggravanti e contiene norme di dubbia costituzionalità”.

“Le disposizioni contenute nel provvedimento legislativocommenta la Camera penale di Monza in una nota denunciano l’ambizione di risolvere attraverso l’introduzione di nuovi reati problemi sociali che invece troverebbero risposte più efficaci senza utilizzare la leva della sanzione penale”.

La protesta dei penalisti anche a Monza contro il “pacchetto sicurezza”: niente udienze per tre giorni

All’indice anche “l’approccio giustizialista” con il quale nel provvedimento è stata affrontata “la drammatica e mai risolta situazione delle carceri italiane – 77 suicidi nell’anno in corso”. Il richiamo è a una “nuova fattispecie di reato” che, dicono i penalisti: “non si limita a perseguire, come è ovvio e già previsto, gli atti di violenza bensì qualsiasi tipo di protesta, anche la resistenza passiva per le condizioni di vita disumane che si registrano in troppi istituti penitenziari”.

“La Camera Penale di Monza fa proprie le ragioni dell’astensione – si legge nella nota – consapevole che l’avvocatura non può concedersi timidezze e tentennamenti a fronte della necessità di denunciare la deriva giustizialista che caratterizza tali iniziative legislative”. Una protesta apolitica: “Le Camere Penali agiscono esclusivamente per promuovere la concreta realizzazione e la tutela dei valori fondamentali del diritto penale e del giusto ed equo processo penale in una società democratica”.