Monza, frate Pasero nuovo guardiano dei francescani

Il convento che ha bisogno di cure, la quotidianità della mensa, i nuovi postulanti: il racconto delle prime settimane.
Frate Francesco Pasero
Frate Francesco Pasero Fabrizio Radaelli

Arriva da Bologna, dalla chiesa di Santo Stefano, la Gerusalemme bolognese, il nuovo guardiano della comunità francescana del santuario di Santa Maria delle Grazie. Frate Francesco Pasero, cuneese di 43 anni, è arrivato in città a metà settembre insieme ad altri due confratelli. Altri tre frati, tra cui il superiore precedente, frate Alberto Tosini (guardiano del convento dal 2016) hanno lasciato via Montecassino per altre destinazioni.

Un ritorno in città per frate Francesco, che a Monza è già stato dal 2016 al 2020. «Sono arrivato proprio insieme a frate Alberto – racconta – e in quel periodo mi occupavo della pastorale giovanile».

Per lui queste sono le prime settimane di conoscenza e di riassetto dei compiti all’interno della comunità. Francesco, oltre a svolgere il ruolo di guardiano, si dedica anche all’animazione della fraternità che oggi conta in tutto nove frati e tre postulanti, giovani aspiranti francescani che inizieranno il noviziato il prossimo anno.

Monza, frate Francesco Pasero e il convento da curare

Tra i compiti del nuovo superiore anche la gestione del santuario: dall’accoglienza dei tanti fedeli che ogni giorno frequentano la chiesa e si accostano ai confessionali, alla cura di un edificio che ha seicento anni di storia e che risente del peso dei secoli. «Lo scorso inverno la chiesa è stata completamente al freddo per un problema all’impianto di riscaldamento. Per quest’anno stiamo cercando di affrontare la stagione fredda al meglio, consapevoli che si dovrà quanto prima provvedere alla progettazione di un nuovo impianto di riscaldamento, con tutte le complicazioni e i costi che questo comporta». Fin dal suo arrivo frate Francesco ha iniziato ad occuparsi anche della mensa. «I volontari sono molti e sono perfettamente in grado di accogliere gli ospiti che arrivano per pranzo. Io e frate Michele ci occupiamo dell’approvvigionamento del cibo, raccogliendo soprattutto il fresco che ci arriva grazie all’aiuto di molte associazioni che si occupano di ritirarlo a fine giornata o quando è in scadenza».

Monza, frate Pasero e la quotidianità della mensa

La mensa francescana accoglie ogni giorno trenta persone, tanti sono i posti a tavola. Sono quasi tutti uomini, pochissime le donne, ognuno con una storia di disagio, povertà e solitudine. «Il più giovane ha 35 anni, il più vecchio 80. Alcuni non hanno nemmeno una casa, altri vengono qui per risparmiare i soldi della spesa e riuscire così a pagare l’affitto delle case popolari e le bollette. Ci sono poi gli anziani che magari potrebbero arrangiarsi da soli per il pasto ma che vengono qui perché a casa non hanno nessuno. E anche la solitudine è una forma di povertà». A ciascuno dei trenta ospiti che siedono alla mensa viene poi dato un sacchetto con il cibo per la cena, mentre a chi preferisce mangiare in cortile viene offerto un sacchetto da consumare all’aperto.

I primi arrivano al portone alle 9 del mattino. L’ingresso per il pranzo è alle 10.40, gli ospiti vengono accolti con un piccolo aperitivo e alle 11.15 siedono a tavola. In mensa fino alle 12. Qualcuno ne approfitta per scambiare due parole, poi ognuno se ne va per la sua strada, fino al giorno dopo.

L'autore

Nata nell’anno dei due presidenti e dei tre papi. Scrivo per il Cittadino dal 2009, prima solo per l’edizione cartacea poi per la tv e il sito per cui realizzo anche servizi video. Mi occupo di chiesa locale, cronaca, volontariato, terzo settore, carcere. Con l’associazione Carcere Aperto nel 2011 ho realizzato insieme al fotografo Antonio Pistillo la mostra “Guardami”, dove abbiamo raccontato le storie dei detenuti della casa circondariale di Monza.