Questione di secondi, tre, forse quattro e il gioco è fatto: una robusta catena si è letteralmente sfaldata, probabilmente sotto gli effetti di una sapiente martellata o di un tronchese. Se non addirittura di una mola tascabile, una delle “armi” dei ladri di biciclette.
A farne le spese, la scorsa settimana, in via Longhi, budello per decenni tranquillo e negli ultimi mesi diventato punto di ritrovo di “focose” compagnie (in tutti i sensi), due studenti che attorno alle 15 avevano ancorato le loro due ruote a una recinzione.
«Erano biciclette che facevano più scena che altro – dice uno di loro – più o meno il loro valore sarà sui 200 euro ognuna». Si sono presentati in redazione al Cittadino per visionare il filmato del furto ripreso da una telecamera di videosorveglianza.
L’immagine è in bianco e nero e molto sfocata: si notano, nel giro di una dozzina di secondi, apparire due sagome che si guardano attorno furtive, poi accelerano il passo, attraversano e si dirigono decisamente verso la recinzione dove ci sono le due bici.
A un passante distratto potrebbero sembrare i due proprietari: del resto, con la catena, hanno armeggiato solo qualche secondo. Poi si vedono attraversare di nuovo la strada con le due bici condotte a mano e tornare velocemente sui loro passi prima di sparire dalla vista dell’occhio elettronico.
Tutto molto, troppo semplice. Alle vittime non resta altro che andare a denunciare il furto. E non sono le uniche.
«Purtroppo anche a mio figlio oggi pomeriggio hanno rubato la bici in centro, legata sotto la telecamera di una banca in piazza Arengario» scriveva una madre sulla pagina Facebook “Sei di Monza se”. Allegando anche una foto.
«Da oggi anche io faccio parte di quelli a cui hanno rubato la bici in centro – ha aggiunto un altro – … quanto può valere una bici usata che ha 25 anni, ma il fatto che mi sia stata rubata mi manda su tutte le furie».
Fino a chi rientrando in treno all’ora di pranzo di domenica ha trovato un uomo ad armeggiare vicino al lucchetto della bici parcheggiata in stazione ferroviaria, sventando il furto per pochi secondi. E allo studente cui lunedì è stata rubata la bici per la quarta volta davanti al Mosé Bianchi. Il bollettino registrato dalle pagine cittadine di Facebook secondo i mesti racconti dei protagonisti.
La punzonatura – Intanto i dati raccolti nei primi sei mesi del 2017 parlano chiaro: con sole 75 biciclette registrate, i monzesi hanno dimostrato di non conoscere abbastanza il servizio gratuito di punzonatura che registra le biciclette con una targa che le rende rintracciabili.
«Sono stati spesi dal comune più di quindicimila euro per approntare il servizio – hanno ricordato i soci di Monza in Bici – Noi, fin dall’inizio, ci siamo messi a disposizione della Polizia locale. Sicuramente riscontriamo grande interesse per la punzonatura quando la promuoviamo nelle piazze, in occasione di manifestazioni dedicate al mondo green e alla mobilità sostenibile. Senza “spinte” particolari, però, del servizio non c’è richiesta».
E pensare che si era partiti bene: dal luglio 2016, quando la punzonatura è stata ufficialmente inaugurata, al dicembre di quell’anno, le biciclette “marchiate” sono state 273.
«Sulla punzonatura dobbiamo tornare a puntare – ha commentato l’assessore alla Sicurezza Federico Arena – sulla bontà dell’iniziativa non ci sono dubbi: l’ha riconosciuto in più occasioni anche Anci».
Monza in Bici segnala l’aumento di furti anche nella velostazione di piazza Castello, dove – almeno in teoria – le biciclette dovrebbero stare al sicuro. Arena promette di aumentare la sorveglianza e ne approfitta per anticipare alcuni dei nuovi progetti al vaglio per aumentare l’utilizzo del bike sharing in città: «Abbiamo fissato degli incontri con aziende di settore – spiega – per capire se è possibile attivare il servizio in modalità differenti, che non prevedano in maniera obbligatoria il prelievo e il deposito delle sessanta biciclette disponibili 24 ore su 24 nei sette stalli dislocati in punti strategici e di interesse della città».