Monza, 125 anni dopo: domenica il ricordo del regicidio di Umberto I

Corteo e omaggio alla Cappella espiatoria con qualche giorno di anticipo rispetto al 29 luglio 1900, quando fu ucciso da Gaetano Bresci.
Monza - Cerimonia di commemorazione del regicidio di Umberto I
Monza – Cerimonia di commemorazione del regicidio di Umberto I Fabrizio Radaelli

Era un re, ma anche un capo di stato: il primo e unico (a oggi, per fortuna) capo di stato «a essere ucciso per mano assassina». È questo «l’elemento principale» da tenere in considerazione in vista della commemorazione in programma alla Cappella espiatoria di Monza domenica 20 luglio. Lo spiega Vincenzo Panza, studioso monzese di storia del regno d’Italia e collezionista di cimeli di quell’epoca: «Considerato da questo punto di vista, il 125esimo anniversario dalla morte di Umberto I deve interessare tutta la nazione», non solo le persone che i più etichettano come nostalgiche. «In epoca umbertina il senso dello stato e l’attaccamento alla nazione erano valori sentiti da tutti, trasversalmente, a differenza di quanto succede invece ai giorni nostri».

Grazie allo Statuto Albertino, emanato il 4 marzo 1848 dall’allora sovrano Carlo Alberto di Savoia, la monarchia da assoluta era diventata costituzionale, con l’introduzione di un parlamento bicamerale: «Il patto di fiducia che, in quelle circostanze, si crea tra il re-capo di stato e il parlamento, e che ha sperimentato anche Umberto I, è molto particolare. A differenza del regno del padre, Vittorio Emanuele II, scandito anche dalle guerre di indipendenza, il suo non ha conosciuto conflitti: un elemento che ha permesso al sovrano di dedicarsi a una serie di riforme che hanno favorito lo sviluppo» del paese. Ricordare Umberto I, prosegue Panza, vuol dire avere l’occasione per ricordare anche la moglie, la regina Margherita di Savoia, «amata dal popolo e sostenitrice dello sviluppo delle arti e della letteratura».

Monza, 125 anni dopo: domenica il ricordo del regicidio di Umberto I

Oltretutto per i sovrani la Villa reale, ricevuta in dono di nozze, non era solo un luogo di villeggiatura: «Durante la bella stagione vi trascorrevano molti mesi: il loro legame con Monza è sempre stato molto forte», almeno fino alla sera del 29 luglio 1900. E “Umberto I, il re che amava Monza” è stato proprio il titolo scelto per la mostra temporanea che i musei civici di via Teodolinda hanno ospitato in occasione del 120esimo anniversario dal regicidio: in esposizione cimeli, ritratti, uniformi, oggetti e documenti di epoca umbertina appartenenti anche alla collezione di Panza.

Tra i suoi pezzi più pregiati «un elmo e una corazza da ufficiale dei corazzieri della guardia del re», di recente esposti anche a Milano a Palazzo reale in occasione della mostra “Sempre, ovunque”, dedicata ai 211 di storia dei carabinieri, e «il manoscritto del diario di guerra della battaglia di Custoza del 1867, che offre uno spaccato vivissimo e ricco di dettagli su quelle giornate». Tra i suoi cimeli anche una fotografia d’epoca di re Umberto a grandezza naturale: domenica 20 “sfilerà” nel corteo che arriverà in duomo.