Luigi Cerliani stappa la passione Cesano, collezione di 20mila tappi

Il cesanese raccoglie tappi a corona, in arrivo da tutto il mondo. Vino, birre, bibite ed acqua, italiani ed esteri, in circa sei anni ne ha raccolti poco meno di 20mila.
Luigi Cerliani e la sua collezioni di tappi
Luigi Cerliani e la sua collezioni di tappi

Da bambini i tappi a corona si appiattivano, erano protagonisti di giochi ed avventure. Luigi Cerliani quando ne tiene uno tra le dita vola con l’immaginazione all’infanzia, i più nemmeno si accorgono di cosa hanno in mano, li “stappano” dalla bottiglia per un veloce viaggio verso la pattumiera. Ecco, Luigi Cerliani colleziona questi tappi. Vino, birre, bibite ed acqua, italiani ed esteri, in circa sei anni ne ha raccolti poco meno di 20mila.

«Fin da piccolo mi piace raccogliere oggetti – spiega il collezionista cesanese, artigiano tornitore – Ero solito frequentare il mercatino di Cordusio per i miei scambi. Dopo qualche anno di assenza sono ritornato tempo fa intenzionato a scambiare dei vecchi biglietti di lotteria. Era tutto cambiato. Nessuno scambiava più ed in ogni caso quello che porti tu non ha mai valore mentre sui banchi ci sono solo oggetti che secondo i proprietari sono rarissimi. Deluso da questo cambiamento avevo lasciato perdere il collezionismo poi ho ritrovato una scatola con un centinaio di tappi a corona. Non volevo buttarli per cui ho cercato su internet. Mi si è aperto un mondo».

Quello che colpisce subito Luigi è il lato “pulito” di questo genere di collezionismo: banditi gli euro, unico modo di incrementare la propria collezione è lo scambio, sempre alla pari, nessun catalogo, nessun valore ai tappi, nemmeno a quelli più vecchi. «Ho ritrovato lo spirito del collezionismo di quando ero bambino – aggiunge – l’unica spesa che ho è quella delle buste affrancate che mando ai microbirrifici chiedendo loro qualche tappo. Alcuni mi rispondono straniti, credono sia uno scherzo, ma tutti mi spediscono indietro quanto ho chiesto. Aggiungo alla lettera pochi euro, me li rimandano sempre indietro».

Dei 20mila pezzi che conserva in casa circa 5mila sono italiani, i restanti provengono da ogni nazione del mondo. Sono per lo più di acqua, bibite e vini. Luigi spiega anche come in Italia non ci sia una vera cultura del tappo a corona, poche aziende ne cambiano periodicamente le grafiche. All’estero, dove le birre hanno delle ricette che nel corso degli anni non mutano mai e si differenziano per la regione in cui vengono prodotte le materie prime, la grafica dei tappi a corona è parte integrante del packaging e soggetta a politiche di marketing che ne fanno mutare le vesti di frequente. Ci sono bandiere, eventi celebrati, monumenti, personaggi famosi, film, animali, icone degli ’70.

«Se penso che da bambino li schiacciavo e li infilavo nei copertoni delle biciclette… ora non li schiaccio più. Tra i tappi preferisco quelli vecchi, legati all’infanzia. Hanno grafiche particolari ed un valore affettivo molto più grande». Perchè no, una volta si trovavano spesso nelle cantine, chi ne dovesse rinvenire può portarglieli contattandolo via mail a cerlilui@gmail.com