«Bevono il caffè e, quasi in automatico, comprano un gratta e vinci. Tentano la fortuna, ma per divertimento. Tutti i giorni. Un euro o due euro, al massimo. Comunque sia, nella mia ricevitoria si gioca, e molto».
Nella ricevitoria – Tina Cavenaghi, titolare del bar ricevitoria di via De Amicis, nel cuore della frazione di Santa Margherita a Lissone, testimonia che sono numerosi coloro che quotidianamente tentano il colpo di fortuna al gioco. Pensionati, per la maggior parte uomini, ma anche casalinghe, e poi impiegati, lavoratori che alla mattina, o nella pausa pranzo, col caffè sborsano 1 euro o poco più per acquistare un gratta e vinci. In forte ascesa, nel locale di Santa Margherita, frequentatissimo dalle 7 alle 19, il gioco “10eLotto”.
«Si vince? Quasi mai – spiega la titolare – oppure sono vincite di pochi euro. Però le posso confermare che si gioca tanto qui. Di recente, la vincita più fortunata al gratta e vinci. Un signore ha acquistato un biglietto da 5 euro, ha vinto 200 euro, ne ha voluto un altro ed ha vinto ancora 200, e così anche al terzo colpo. Ma è un caso più unico che raro…».
Tra i più assidui frequentatori, molti pensionati. Che trascorrono del tempo seduti ai tavolini del bar, in compagnia, chiacchierando. «Giocano 1 euro, non esagerano – spiega Cavenaghi – anche se lo fanno di frequente. Se non vincono, basta. Escono dal locale. Il gioco che va per la maggiore è “10eLotto”».
Nel bar di Santa Margherita ci sono anche le slot. La città di Lissone, ricordiamo alla titolare, ha avviato da alcuni anni una precisa campagna contro il gioco d’azzardo.
«Sì, lo so – risponde – le macchinette le ho sempre avute e le ho tenute. Sono comunque un introito. Ho preso parte ad un corso di formazione obbligatorio come gestore di un locale con apparecchiature per il gioco d’azzardo e, dovessi registrare anomalie, le segnalerei immediatamente. Fino ad oggi, non ho assistito a situazioni degne di nota».
Anche se c’è chi rimane seduta di fronte alle macchinette per alcune ore di seguito. «È una donna, so che è una mamma di due bambini, e non è di Lissone – spiega la titolare – è capitato che rimanesse a giocare alle slot anche per 4 ore di seguito».
Le mamme – giocatrici in generale sono in aumento. Il locale di Santa Margherita è raggiunto soprattutto da coloro che dopo aver portato i bambini alle scuole, entrano al bar per fare due chiacchiere tra amiche. E, spesso, scatta la giocata.
«Ho calcolato che per le giocate siamo sui 3mila euro al giorno – afferma la titolare che conferma di entrare molte volte in confidenza col cliente – sì, è vero. In molti casi le persone si confidano: mi dicono di tentare la fortuna perché hanno un mutuo che pagano a fatica, oppure di recente cercano un “aiuto” per i regali di Natale».
Clienti abituali alla ricerca del colpo fortunato che possa dare una mano, e forse non una svolta, alle loro vite. Il fenomeno colpisce diverse categorie di persone, adulti e non più giovani.
Nella sala da gioco – È bene dipingere la realtà per quella che è: il gioco d’azzardo, per molte, troppe persone, rimane una dipendenza patologica. Che fa male. Che fa perdere soldi, che rovina le persone. Il Cittadino ha fatto un un giro, in incognito, in una sala gioco della città di Lissone in una giornata infrasettimanale. Per raccontare cosa accade, per alcune ore, all’interno di un locale in cui ci sono slot e si può tentare la fortuna anche con le lotterie istantanee.
Alle 9, al bancone, si avvicina una pensionata. «Mi da il Miliardario? – chiede la donna al titolare- sborsa 5 euro, estrae una monetina e, in disparte, inizia a grattare il cartoncino dorato. Niente. Prende il biglietto e lo getta nel cestino, se ne va. Nel locale entrano due signore, pensionate. Bevono un caffè, insieme. Chiacchierano amabilmente. Per diverso tempo. Nel frattempo un uomo si avvicina alle slot. Non si siede sullo sgabello. Gioca in piedi. Sono le 10.15, se ne va alle 10.45, non ha vinto un centesimo. Non saluta, forse arrabbiato, ed esce. Una delle due pensionate al tavolino, si alza e chiede al bancone un gratta e vinci. «Prendine due, uno per me – le dice l’amica – sì, da 2 euro. Quello di Natale, è nuovo. Magari porta bene…».
Iniziano a grattare il cartoncino. «Io niente e tu?»- domanda all’amica che fa cenno col capo di aver avuto la stessa sfortuna. Si rimettono il cappotto ed escono. Nel bar è giornata di giocate: un uomo gioca numeri al Lotto, 2 euro in totale. Si crea una fila di persone in coda per il SuperEnalotto. Alle slot, sino all’ora di pranzo non si siede anima viva. Ma, domani, è un altro giorno.
I numeri – A Lissone si gioca tanto. Il gioco d’azzardo registra numeri allarmanti. La città si riscopre territorio particolarmente recettivo. Nel 2016, la spesa pro-capite a Lissone nel gioco d’azzardo è stata di 2.175 euro, includendo nella statistica anche bambini e neonati. Nel 2015, la quota era di 2.240 euro. Considerando la statistica secondo la quale ogni italiano spende all’anno quasi 1.600 euro per il gioco d’azzardo, Lissone è ampiamente sopra la media.
La differenza fra quanto giocato a Lissone e quanto vinto fa sì che, nel 2016, ogni 5 euro scommessi, uno sia stato perso. Il dato lissonese è sensibilmente maggiore di quello medio della Provincia di Monza e Brianza, dove si è giocato pro-capite 1.341 euro nel 2015 e 1.411 nel 2016, con un trend ascendente opposto a quello cittadino.
Dal 2012 Lissone è città No Slot. Nell’estate del 2013 sono state consegnate le vetrofanie “No slot” da parte del Comune di Lissone ai bar e ai 26 esercizi pubblici che hanno aderito all’iniziativa. Sono poi 71 le aree “no slot” individuate dall’amministrazione comunale, attorno alle quali non è possibile il gioco d’azzardo. Ad essere state individuate nella zona di rispetto sono i dintorni di 23 istituti scolastici, una quindicina di luoghi di culto e oratori, 4 campi da calcio, un paio di impianti sportivi, 13 palestre, 2 strutture residenziali e 6 socio-sanitarie, 4 centri di aggregazione giovanile.
Niente videolotterie poi a meno di 500 metri dalla casa di riposo, dalla sede di via don Bernasconi dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dal centro sociale-convitto di via Botticelli, dal Centro diurno disabili di via del Pioppo, dalle strutture che ospitano l’associazione Stefania in via Filzi e “La Bottega” in via Baracca, la Cooperativa Gioele in via Buozzi, le cooperative Azalea e Donghi in via Pepe; dal “Cubotto”, dall’Informagiovani, dalla biblioteca civica e dal Museo.