“Deo Gratias”sono le prime parole che scandisce don Gianni Viganò che vede avvicinarsi il suo 60° anniversario di sacerdozio e ha ancora quell’entusiasmo e quella fede in Dio da quando ha cominciato il suo percorso ecclesiale. Oggi a 85 anni il consacrato originario di Besana è prete residente a Gerno di Lesmo e come dice lui “sono a servizio mettendo sempre al centro al Signore. Sono contento della scelta che ho fatto e di proseguire il mio cammino anche se nel tempo mi sono trovato in mezzo anche a delle tempeste”.
Lesmo: don Gianni Viganò e i primi passi a San Vittore Olona
Ordinato prete nel lontano 27 giugno 1964 dall’allora arcivescovo di Milano Giovanni Colombo, ha cominciato subito il suo ministero come coadiutore nella parrocchia di San Vittore Olona. “Dopo un mese dalla mia consacrazione ero già in pista con l’oratorio estivo e i campeggi – ha detto don Viganò -. In quei 12 anni ne ho fatte di cotte e di crude tra pellegrinaggi, gite e i ragazzini di allora li ho rivisti di recente quando sono andato a celebrare la messa a maggio. Oggi sono tutti nonni che mi ha fatto piacere rincontrare”. Inoltre ha anche insegnato religione nella scuola di ragioneria al collegio Dell’Acqua e Bernocchi a Legnano ed era segretario sempre del decanato di Legnano.
Lesmo: don Gianni Viganò a Cesano per costruire il centro giovanile
Poi nel dicembre del ’76 mentre don Viganò è stato chiamato da don Silvano Motta segretario dell’arcivescovo Colombo che aveva pensato per lui un nuovo incarico a Cesano Maderno. “A fine gennaio del ’77 mi sono trasferito nella parrocchia di Sant’Eurosia dove la Milano-Meda taglia in due il quartiere – ha raccontato don Viganò -. A Cesano come parroco ci sono rimasto 18 anni e ho realizzato il nuovo centro giovanile intitolato a Giovanni Colombo che era sia il prete che mi aveva preceduto, sia l’arcivescovo che mi aveva incaricato”. Il sacerdote si era anche impegnato a ricostruire la storia di Sant’Eurosia nata in Boemia e scomparsa sui Pirenei uccisa dai Mori nel periodo dell’alto medioevo. “Volevo sapere la storia della nostra patrona e organizzai un primo pellegrinaggio a Lourdes che ci portò a passare anche da Yebra e Jaca vicino ai Pirenei dove la testa della santa si trova a Yebra e il corpo a Jaca – ha spiegato il prete -, proprio in quel frangente ho scoperto che Sant’Eurosia era originaria di una cittadina della Boemia e così facemmo un altro pellegrinaggio verso la Madonna di Częstochowa facendo tappa nella sua terra d’origine”.
Lesmo: don Gianni Viganò parroco di Santa Maria Assunta e fondatore della comunità pastorale
Poi il suo ministero è proseguito nel maggio del ’95 come responsabile della parrocchia Santa Maria Assunta di Lesmo e Camparada, dove è stato il fondatore anche di quella che oggi è la comunità pastorale Santa Maria che comprende anche Correzzana, Gerno e Peregallo. “Quando sono arrivato qui ho cercato di fare sempre il meglio nel rispetto di tutti – ha chiosato don Gianni – con diverse iniziative per le famiglie nei periodi di avvento e quaresima. Poi tra il 2008 e il 2009 mi sono impegnato ad unire le quattro parrocchie in un’unica comunità con grande impegno sapendo che non era facile”. È rimasto come responsabile di Santa Maria fino al 2015, quando ha passato il testimone a don Antonio Longoni (scomparso nel 2020 e sostituito da don Mauro Viganò) e ha traslocato nella parrocchia Dan Carlo di Gerno. Nei suoi 20 anni come pastore lesmese ha provveduto anche a ristrutturare l’esterno della chiesa, il cineteatro Piccolo e acquisito il terreno all’interno dell’oratorio San Giuseppe.
Lesmo: don Gianni Viganò e la sua vocazione come ispirazione per il Signore
“La mia vocazione è stata un’ispirazione verso il Signore sostenuto anche dal mio coadiutore don Mario Cazzaniga e mio zio padre Enrico Giambelli – ha concluso il sacerdote decano – anche se mia mamma Irene e mio papà Tito non volevano diventassi prete perché ero il primo di cinque fratelli e dovevo essere un riferimento per loro. Se oggi tornassi indietro rifarei ancora la stessa scelta di consacrare la mia vita al Signore che è il perno di tutto in un periodo dove stiamo assistendo a un cambio epocale a tutti i livelli: sociale, civile e anche ecclesiale. Io sono l’ultimo sacerdote che ha trascorso così tanti anni in solo tre comunità”.