«La Consulta si stringe attorno alla comunità bengalese di Cederna – Cantalupo per la scomparsa di Mohammed Bablu, tesoriere dell’associazione culturale del Bangladesh Baytun Noor».
Il testo è stato pubblicato sulla bacheca della consulta di quartiere all’indomani dell’ultima riunione dell’organismo di partecipazione e ha riacceso l’attenzione su una questione resa ancora più attuale dall’emergenza sanitaria: la mancanza di spazio, nel cimitero di viale Ugo Foscolo, per le sepolture dedicate ai fedeli di Allah.
Baytun Noor ha chiesto alla consulta di farsi portavoce dell’istanza e l’organismo di partecipazione, ha riferito uno dei suoi tre coordinatori, Bruno Montrasio, ha intenzione di confrontarsi presto non solo con la comunità, ma anche con le altre consulte per cercare di comprendere al meglio la situazione e come eventualmente avviare con l’amministrazione comunale un confronto sul tema.
Le salme dei defunti di fede islamica non possono essere cremate: devono essere inumate appoggiate su un fianco, con la testa orientata verso La Mecca. Al campo 61 gli spazi sono esauriti da tempo: l’emergenza sanitaria ha reso questi limiti ancora più evidenti. Non solo perché ha aumentato il numero di defunti, ma anche perché per lungo tempo ha imposto anche uno stop al rimpatrio delle salme.
«Per la nostra comunità, in questi giorni ancora colpita dal lutto del nostro tesoriere, si tratta di un grave problema – ha spiegato Zakir Hossain, presidente di Baytun Noor – Solo la nostra comunità bengalese conta oltre duemila persone: se contiamo anche i fedeli delle altre comunità presenti in città, i numeri salgono rapidamente».
E le alternative scarseggiano: difficile trovare posti in campi dedicati all’interno dei cimiteri presenti in altre città della regione. Che sia «una questione di civiltà», quella di trovare uno spazi finalmente adeguati, lo sottolinea non solo Hossain, ma anche Tahany Shanin, vicepresidente del centro islamico di via Ghilini: «Viviamo qui: qui abbiamo costruito le nostre vite, qui lavoriamo e qui paghiamo le tasse. Consentire la sepoltura ai fedeli di altre religioni – spiega – non è più solo un bisogno per la nostra città: oggi è vera e propria una necessità. All’inizio andavamo a Milano, ora non si può più fare. Durante la pandemia abbiamo dovuto affrontare parecchi problemi, legati anche al fatto di non poter rimpatriare le salme. Non nego ci siano state delle famiglie disperate. Eppure una soluzione ci sarebbe: per arrivarci stiamo lavorando da quasi dieci anni».
La soluzione prevede la realizzazione, all’interno del cimitero di viale Ugo Foscolo, di un campo ben più ampio di quello attuale, realizzato negli anni Novanta. «La nostra comunità, assieme a quella bengalese e a quella senegalese, sarebbe pronta a prendersene cura – prosegue – Ogni anno sembra si sia vicini alla sua realizzazione: sembra di ritrovarci a un passo dalla sottoscrizione della convenzione. Salvo poi dover ricominciare tutto daccapo l’anno successivo».
Il Comune. Nel campo 61 non si trovano tombe antecedenti il 1993 o posteriori al 2004. «Gli spazi attuali non sono sufficienti», conferma Pier Franco Maffè, assessore con delega ai Servizi demografici. Lo fa precisando che l’amministrazione è in attesa del «nuovo piano regolatore cimiteriale» che, oltre a questo problema, dovrebbe tenere conto e cercare di sciogliere anche tutta un’altra serie di questioni che spaziano dalla «crescita del numero di persone che scelgono la cremazione al posto della sepoltura», pratica che dovrebbe aiutare a recuperare un po’ di spazi, «all’aumento, a causa della pandemia, del numero di funerali», gestito da personale che invece non ha potuto contare su forze aggiuntive, fino al «lungo e complicato iter legato alle estumulazioni delle numerose concessioni scadute, su cui l’amministrazione precedente non ha lavorato».
Insomma: il nuovo piano regolatore cimiteriale – «lo stiamo aspettando, doveva già essere pronto», precisa Maffè – dovrebbe aiutare a fare ordine negli spazi dei cimiteri di Cederna e di San Fruttuoso e segnare una svolta anche per i problemi evidenziati dai fedeli delle comunità islamiche presenti in città. «Sono richieste legittime – sottolinea Maffè – Vediamo quali soluzioni si possono mettere in campo, ma l’idea di trovare nuovi spazi c’è».
Anche perché, dati alla mano (dall’Ufficio statistica del Comune su fonte Istat) le ultime stime, risalenti al 2019, parlano di un 30% di fedeli musulmani tra gli oltre 15mila residenti in città di origine straniera.
«L’area era già stata individuata dal piano regolatore approvato dalla giunta Faglia – ha spiegato l’ex sindaco Pd Roberto Scanagatti – Uno spazio molto ampio, di oltre 2mila metri quadri. L’iter è proseguito durante la nostra amministrazione: mancavano solo alcuni ultimi passaggi burocratici per arrivare alla formalizzazione della sottoscrizione. Ci siamo dovuti fermare poco prima della scadenza del mandato».