Già nell’ottobre dei 2 anni fa, al Cittadino, aveva definito il processo per il naufragio della Costa Concordia «un’enormità», una «bella gatta da pelare».
Non ha certo cambiato idea ora, nei giorni che hanno chiuso il processo di primo grado al comandante Francesco Schettino, sotto accusa per omicidio colposo plurimo, naufragio e altre accuse di fronte al tribunale di Grosseto per il disastro dell’Isola del Giglio del 2012. L’avvocato Domenico Pepe, professionista del foro di Monza, affermato e stimato, è uno dei legali del comandante finito alla sbarra. Mercoledì sera, il tribunale ha condannato Schettino a sedici anni di carcere, respingendo comunque la richiesta d’arresto. L’accusa aveva chiesto 26 anni.
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«Combatterò sempre per dimostrare che io non ho abbandonato la Costa Concordia. Quanto al resto, aspetto di leggere le motivazioni della sentenza», ha detto lui a caldo. «È una sentenza dura – ha spiegato l’avvocato Pepe ai cronisti – ma essere riusciti quasi a dimezzare le richieste esagerate della procura forse restituisce un po’ di onore a Schettino»
«Sono di Napoli, sia di origine che di estrazione professionale, ma sono stato scelto dal comandante Schettino per le mie capacità professionali, e non per le nostre comuni origini; in passato ci eravamo conosciuti in una occasione, ma nulla di più; fortunatamente posso dire di avere una discreta cultura nautica», racconta il legale sul Cittadino di giovedì 12 febbraio 2015 (
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). E aggiunge: «Abbiamo anche dovuto combattere una pressione mediatica, volutamente organizzata, fortissima che ci ha tolto pace e tranquillità. Schettino è un comandante stimato e conosciuto, con esperienza pluridecennale».