L’assemblea degli oratori al San Rocco di Seregno

Il cineteatro San Rocco di Seregno è stato il luogo dell'assemblea degli oratori diocesani.

Al teatro San Rocco di Seregno, sabato 21 gennaio, si è svolta l’assemblea degli oratori della diocesi ambrosiana. Un ritorno dopo l’ultima edizione in presenza del 2019, che aveva come obiettivo di mettere di nuovo al centro di vita di tutti i ragazzi e le ragazze “abitando la soglia e tracciando nuovi sentieri”, grazie a un criterio che è stato condiviso , quello dell’ospitalità e di un oratorio “senza muri”. L’assemblea di Seregno ha dato il via alla “settimana dell’educazione” che è ricca di iniziative su tutto il territorio diocesano, fino alla “messa degli oratori” del 31 gennaio.

L’assemblea degli oratori e l’accoglienza

L’assemblea al teatro San Rocco è stata aperta da don Mario Antonelli, presidente della Fom, a cui ha fatto seguito l’intervento di don Stefano Guidi, direttore della Fom, il quale ha iniziato con l’analizzare il significato di accoglienza in maniera più profonda, in cui “ ci siamo accorti che senza un senso di appartenenza e di comunità, che ci spinge non solo a frequentare ma ad abitare l’oratorio, l’accoglienza iniziale svanisce dopo poco, lasciando il posto solo a varie iniziative scollegate, come se mancasse un cuore e un “centro” a tutto quanto”. Passando all’oratorio di ricerca ha sottolineato come “ occorre fare lo sforzo di tornare alle origini, di ricomprendere come ridire oggi le intenzioni che stanno alla base dell’istituzione oratoriana. La questione è seria: come tornare a cogliere quell’intenzione originaria, l’intenzione che fonda le pratiche? Altrimenti le pratiche da sole non stanno in piedi. Affrontando la qualità dell’esperienza ha citato il cardinal Ferrari che aveva immaginato l’oratorio come un dispositivo educativo integrale.”

L’assemblea degli oratori e l’importanza di partecipare

Se si guarda attentamente l’oratorio viene messo al centro di una serie di nodi, di azioni che esso deve intercettare e legare tra di loro. Si parla, di formazione, di recupero per chi fa fatica, di lavoro, e si mostra come queste nuove condizioni chiedano nuove modalità di azione. Ed è così, agli inizi del Novecento, si impara che l’oratorio può rimanere aperto la sera, nei giorni feriali. Si parla di una forma fisica che è importante promuovere e coltivare, si parla anche di problemi di cibo, di nutrimento. Si immagina effettivamente l’oratorio come quello strumento che permette a ogni giovane che lo abita di intrecciare le tante dimensioni della sua crescita, dando loro un orientamento e un ordine, che permette di andare oltre la superficie”. Parlando dell’argomento dell’ospitalità, don Guidi, citando l’arcivescovo Mario Delpini, ha sottolineato: “ l’oratorio è il messaggio per dire ai ragazzi, agli adolescenti, ai giovani: venite! La risposta, o piuttosto la grazia della vita non si può cercare da soli, venite partecipate alla vita della comunità e ascoltiamo insieme la parola di vangelo che semina speranza nella storia! L’oratorio è una delle forme geniali che la comunità cristiana ha creato per accompagnare le giovani generazioni perché imparino a percorre la via della vita”. Sono seguiti i contributi di alcuni oratori, tra cui san Giovanni Crisostomo di Milano; di Besozzo e Brebbia, di santa Maria Nascente di Milano, degli oratori san Luigi e santa Rita di Pogliano Milanese. Chiara Vescovi, referente per la formazione della Fom ha intrattenuto, i presenti, su “l’impegno sulla formazione e progettazione”, mentre l’argomento “ L’essenza dell’educare in oratorio, nella vita dei ragazzi e delle ragazze, è stato svolto dal professor Marco Mochini, docente di filosofia teoretica. A conclusione della mattinata si è svolto un workshop sulle aree vitali di ragazzi e ragazze. I lavori si sono conclusi nel pomeriggio con la preghiera per la “missione” e avvio della settimana dell’educazione presieduta dal vicario generale della diocesi monsignor Franco Agnesi