«Ho conosciuto Gianni Minà per lavoro perché per un periodo della mia vita ho avuto l’onore di scrivere per la sua bellissima rivista Latinoamericana». Paola Erba, giornalista monzese che è stata anche collaboratrice del Cittadino, ricorda il giornalista e scrittore scomparso lunedì a Roma. «Quando iniziai a collaborare con la rivista -riprende – vivevo a Città del Messico e per il giornale messicano per cui lavoravo, avevo intervistato un professore della Unam, l’Universidad autonoma de Mexico, che mi aveva rilasciato delle dichiarazioni molto interessanti. Così decisi, con zero speranza che qualcuno la leggesse, di mandare l’intervista anche a Latinoamerica. Ebbi pure la sfacciataggine di lasciare il numero di telefono».
“In segreteria telefonica la voce di Minà che mi chiedeva di contattarlo”
Una volta rientrata a casa alla monzese accadde la cosa più incredibile che avesse mai potuto immaginare: «In segreteria c’era la voce di Minà che mi diceva di contattarlo. Lui per me, era sempre stato un mito. La riascoltai più volte pensando ad uno scherzo delle amiche spagnole con cui vivevo, e ancora oggi mi dispiace non averla conservata». Questo aneddoto per Paola dice molto di chi era Gianni Minà. «Lo hanno definito il giornalista dei grandi -aggiunge- In realtà, aveva una curiosità e un’umanità che lo faceva parlare con chiunque, al di là degli schemi e dei ruoli. Notai questo anche anni più tardi, quando lo incontrai di persona in Brasile, durante il forum sociale di Porto Alegre. Aveva l’età di mio padre, ma me lo ricordo in giro entusiasta, jeans e camicia sbrindellata, a parlare con contadini, pescatori, sindacalisti, documentando con una telecamera quell’esperienza unica e indimenticabile del forum. E con la stessa umanità moderava poi i dibattiti con scrittori del calibro di Eduardo Galeano o di Manuel Vasquez Montalban. Che, tra l’altro, erano tutti suoi amici».
“Colpita dalla sua bravura, umanità e curiosità”
«Per quel poco che l’ho conosciuto – conclude Erba – mi ha sempre colpito la sua bravura, ma soprattutto l’umanità, l’entusiasmo, la curiosità, l’apertura mentale. Tutte caratteristiche che, così marcate, non ho più trovato, purtroppo, nel mondo del giornalismo. Soprattutto in quello di oggi».