Giuseppe Guzzetti, 85 anni il 27 maggio, cede la presidenza della Fondazione Cariplo, che regge dal 1997, e lo farà proprio il giorno del suo compleanno. Il 28 verrà eletta la nuova guida dell’ente. Guzzetti è stato anche presidente della Regione Lombardia dal 1979 al 1987 e il suo ruolo lo ha portato spesso a lavorare per Monza e la Brianza. Dopo il saluto ufficiale alla Scala di Milano, ad aprile, si racconta al Cittadino.
Dottor Guzzetti, nel suo saluto alla Scala, lei ha detto: «bisogna dare risposte ai problemi sociali e non giocare con la paura. La paura è l’inizio della dittatura». Non giocare con la paura, molti oggi invece lo fanno. Perché si torna sempre lì: alla paura usata per avere potere?
Perché l’uomo quando ha paura si affida a chi promette di risolvere i problemi, è un meccanismo facile da capire. Lo viviamo tutti i giorni in altri contesti: abbiamo paura della malattia ci rivolgiamo al medico, che in quel caso è davvero l’unica persona che ci può aiutare. Ma chi volutamente agita il sentimento della paura lo fa per raccattare voti: un gioco molto pericoloso. Dobbiamo risvegliare le coscienze, impedire che ciò accada, dobbiamo farlo soprattutto per i nostri giovani, e anzi insegnare loro a non farsi accalappiare magari con le fake news sui social network, ma ad andare a fondo, cercare di capire, conoscere e cercare la verità. Come quando si danno numeri su sbarchi che non sono veri…
Dopo 22 anni, lei lascerà la guida di Fondazione Cariplo, un impegno grande che l’ha vista protagonista di tanti progetti di welfare e sociale, anche a Monza e in Brianza. Ha un ricordo speciale?
Abbiamo fatto talmente tante belle cose insieme che è davvero difficile distillare un progetto. Potrei dire gli interventi sulla Villa Reale di Monza, che è tornata al suo splendore e si e rilanciata anche grazie a Fondazione Cariplo, ma ci sono stati migliaia di progetti piccoli che hanno contribuito a tener viva la vostra comunità, come la pioggia con la campagna.
Certo, i progetti legati al welfare e all’innovazione sociale sono stati una scommessa vinta. E qui, tra Desio e Monza, ne avete realizzato uno bellissimo, si chiama Tiki taka. Avete innovato il sistema di welfare in sostegno alle persone con disabilità, facendo in modo che esse non siano considerate solo come utenti di servizi, ma come persone che possono realizzarsi, diventare protagonisti con le loro famiglie. Ma sul vostro territorio avete due progetti a cui tengo molto: uno è il Paese Ritrovato, è un’esperienza unica in Italia. Un villaggio a misura per i malati di alzheimer, come un piccolo paese, dove le persone conducono una vita normale, sentendosi come a casa e ricevendo nel contempo le attenzioni necessarie. Un luogo reale che vuole rallentare il decadimento cognitivo e ridurre al minimo le disabilità nella vita quotidiana, offrendo alla persona residente l’opportunità di vivere una vita ricca ed adeguata. E poi, lasciatemi ricordare una persona a cui ero molto affezionato, una persona eccezionale: Maria Paola Colombo Svevo, che tutti voi conoscete bene per le tante e belle cose che ha fatto in ambito sociale e politico.
L’altro progetto è la residenza in via Medici, a Monza, che porta il suo nome e che ospita la fondazione Monza insieme, che opera per le donne, la comunità delle suore della Pia Unione Maria Regina, che hanno donato l’edificio di via Medici e la comunità educativa Alba Chiara, impegnata pure al fianco delle lavoratrici e delle studentesse.
Monza e la Brianza – come molte altre parti d’Italia – sono al centro di dibattiti, non sempre edificanti, sulla presenza dei migranti. Molti però sono gli esempi brianzoli di accoglienza grande e positiva. Lei che idea si è fatto della questione e della risposta lombarda e brianzola?
Noi lombardi siamo gente che sa accogliere, siamo stati il crocevia della storia. Qui sono passati popoli da ogni dove e si sono sempre ben integrati, anche quando le religioni erano diverse. Lo sapete bene a Monza… con la regina Teodolinda. Anche in questo caso, ho visto molta strumentalizzazione sul tema, anche se alla base c’è una verità: l’incapacità di gestire i flussi migratori come invece hanno saputo fare altri Paesi. E allora, di fronte ad un’incapacità si scarica sempre il problema sui più deboli. Ma vedo ancora tanta, tanta solidarietà. Avete letto di quel l’anziano che ogni giorno, in Toscana, fa decine di chilometri in macchina per portare a scuola il bambino straniero? Non è suo parente, lo fa perché sa cosa significa la parola solidarietà.
Milano e Monza amiche-nemiche, Monza soffre sempre un po’ di inferiorità. Come pensa sia e possa evolvere il rapporto tra le due realtà?
Monza è una comunità di assoluto rilievo. È sbagliata questa competizione. Sono due realtà non paragonabili. Una grande città metropolitana è un territorio di altissimo prestigio, dove c’è storia, cultura, lavoro e perfino aree verdi e parchi stupendi. Perché mettersi in contrasto? Sono due realtà che possono essere complementari.
Autodromo, Villa Reale, metropolitana a Monza: grandi temi, grandi problemi?
Sono questioni sulle quali abbiamo più volte ragionato anche a Como, che è ben più distante dalla città metropolitana. Le città di provincia dovrebbero cogliere l’incontro e l’energia che la città di Milano sta portando, e che è sotto gli occhi di tutti, non cercare di fare una battaglia inutile. Si vince tutti insieme…
Il sociale. Lei dice che i bambini vanno tutelati con tutte le forze e si impegna per sconfiggere la loro povertà e fame in Lombardia: progetti anche su Monza e Brianza?
La povertà è ovunque, a Milano il dato fa più impressione perché abbiamo sempre in mente una città ricca e invece… c’è un altro lato della medaglia. Il primo passo è rendersi conto del problema per poi affrontarlo, negarlo porta all’esplosione e mette a rischio la coesione sociale. Sulla povertà stiamo facendo tanto con Caritas e Banco alimentare che ha uno snodo importante proprio sul vostro territorio.
Una curiosità: cosa serve per far funzionare bene una Fondazione come la Cariplo? Lei afferma: «il dopo Guzzetti sarà meglio di Guzzetti» e che è fondamentale dare risposta ai bisogni sociali, ma come sono cambiati e quali sono i più urgenti anche in Brianza?
Domanda che richiederebbe una lunga risposta. Servono passione e coraggio. E molta competenza. Poi, certo, servono le risorse economiche, ma senza la passione e la competenza si rischia di vanificare le risorse. E… il coraggio…? Fa aprire nuove strade, come è stato per l’housing sociale, per il welfare, per i neet, i giovani che non studiano e non lavorano. Coraggio, passione e competenza risolvono problemi per cui di solito si dice che non c’è soluzione e ci si rassegna. E poi, lo dico sempre, in fondazione Cariplo abbiamo uno staff eccellente, sono loro il segreto. Amministratori, presidente, chi ha la responsabilità della governance deve dare gli impulsi è saper ascoltare, ma la macchina operativa è fondamentale. Il futuro della fondazione è una nuova storia, altrettanto bella di quella vissuta. Abbiamo appena eletto i nuovi 28 membri della Commissione Centrale di Beneficenza; tra questi c’è Renato Cerioli (per la provincia di Monza, ndr) che con gli altri porterà avanti la fondazione migliorando ciò che abbiamo fatto. Lascio la fondazione in ottime mani.
Quale sarà la prima cosa che farà al suo compleanno, il 27 maggio, e lascerà la Fondazione?
Dedicare del tempo a me stesso e i miei nipoti. Leggere e passeggiare in montagna. È arrivato il momento della meditazione e del riposo. Sono stati anni entusiasmanti, ringrazio il Signore per avermeli concessi.