Un enorme catino che da Lecco si spinge fino a sfiorare Ravenna e che finisce per raccogliere, al suo interno, tutto l’inquinamento atmosferico, protetto com’è dalle Alpi e scarsamente spazzato dal vento. Con le giornate di bel tempo, a causa del fenomeno dell’inversione termica, tutto il particolato che ristagna nel catino finisce per essere schiacciato al suolo.
Il catino è la valle Padana e a fare le spese, da anni, di una qualità dell’aria che può essere eufemisticamente considerata «non buona» siamo tutti noi. «Il parco auto, le condizioni del traffico e l’inquinamento prodotto dagli impianti industriali e di riscaldamento sono sostanzialmente rimasti uguali nell’ultima manciata di anni. A fare la differenza, la vera differenza, sono le condizioni atmosferiche: quindi, dobbiamo essere felici quando piove e quando tira vento, perché l’aria diventa più pulita»: parola del professore Alberto Pesci, direttore dell’unità di Pneumologia della Asst di Monza e direttore della scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato respiratorio dell’università di Milano-Bicocca.
«Il particolato che respiriamo è costituito da più di un centinaio di sostanze e ognuna ha la sua tossicità – ha proseguito – Il pm10, più grossolano, si ferma nelle prime vie aeree. Il pm 2.5 arriva nelle piccole vie aeree mentre il pm1 riesce a entrare anche nel sangue e, da lì, può potenzialmente danneggiare qualsiasi organo. Ogni essere umano possiede meccanismi di difesa, che però funzionano meno nei bambini, perché ancora non perfettamente formati, e negli anziani, perché ormai stanchi. Si creano così danni al tessuto epiteliale dell’apparato respiratorio, che fanno aumentare i casi di asma e di bronchite cronica. Studi internazionali hanno messo in correlazione l’aumento dell’inquinamento con la maggiore insorgenza di polmoniti e di cancro al polmone, anche se quest’ultimo è più che altro causato dal benzene. Aumentano anche le malattie cardiovascolari e, a fronte di un inverno in cui l’inquinamento risulta particolarmente elevato, chi è allergico alle graminacee, ad esempio, nel corso della primavera successiva può mostrarsi particolarmente sensibile». Nemmeno il parco riesce più a ripulire l’aria di Monza che «tanto al centro della città, quanto al centro del parco, risulta inquinata allo stesso modo. E se è inquinata l’aria fuori casa – ha aggiunto il professore – è inquinata anche l’aria dentro casa: di questo non dobbiamo stupirci». A proposito di casa: attenzione alle stufe a pellet, che inquinano molto di più di quanto non si pensi. E poi «un appello ai fumatori: che smettano».
Perché, secondo il professore, se da un lato la politica dovrebbe mettere in campo strategie condivise – ampliare la rete di trasporto pubblico diminuendo i costi dei biglietti, tanto per dirne una – dall’altro ognuno di noi nella sua quotidianità può fare qualcosa per abbattere l’inquinamento: «Usare meno la macchina, evitare di sprecare energia, realizzare al meglio la raccolta differenziata – ha elencato – E, per tutelarci, oltre a smettere di fumare, dovremmo mangiare frutta e verdura fresche ed evitare di passeggiare durante le ore di punta lungo le arterie più trafficate», solo per fare qualche esempio.
«Ma voglio essere ottimista: l’inquinamento non diminuisce, è vero, ma aumenta la vita media, grazie a un’alimentazione migliore e a farmaci più efficaci. All’interno di questo scenario possiamo dire che l’inquinamento crei problemi di salute cronici. Combatterlo è possibile e tutti possiamo fare qualcosa nel nostro piccolo, ogni giorno. Dobbiamo agire in maniera etica e intelligente: non saremo noi a vedere i possibili miglioramenti, ma lo faranno i nostri nipoti. Dobbiamo cambiare mentalità – ha concluso – per noi e, soprattutto, per loro».