Il tribunale di Monza deciderà sul market dell’Ndrangheta di Correzzana

La centrale dell'organizzazione presunta mafiosa, era all'interno di una piccola attività commerciale di Correzzana.
Dia Direzione investigativa antimafia
Dia Direzione investigativa antimafia

La centrale dell’organizzazione presunta mafiosa, era all’interno di una piccola attività commerciale di Correzzana, il “Paper Market” di Correzzana, gestita da una società, secondo l’accusa, collegata alle famiglie della ‘ndrangheta” in Calabria, e quindi come ha precisato la pm della Dda Paola Biondolillo in aula “la competenza è a Monza perché a Correzzana aveva sede il “Paper Market”, dove si svolgevano gli incontri tra gli imputati e anche con elementi che entravano in affari con loro oppure diventavano vittime e proprio lì erano soggetti alle minacce”. La tesi è stata pienamente condivisa, e confermata dal Tribunale che quindi ha rinviato al 25 gennaio il processo che comincerà ad entrare nei dettagli delle accuse.

Il tribunale di Monza e gli imputati

Sono in diversi a dover rispondere alle imputazioni di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di beni e valori e appropriazione indebita aggravati dal metodo mafioso, oltre a bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Davanti ai giudici nell’udienzadi giovedì 15 dicembre sono comparsi Michele Oppedisano, 53enne, abitante a Bosisio Parini in provincia di Lecco, nipote di Domenico Oppedisano, considerato “capo crimine della ‘ndrangheta” in Calabria, e ritenuto a sua volta boss della cosca Pesce e affiliato alla “locale di ‘ndrangheta di Erba”, provincia di Como. Michele Oppedisano, tra l’altro era già stato condannato per l’inchiesta “Infinito“ del 2010; con lui altri 5 imputati, tra cui suo figlio Pasquale, Santo Paviglianiti e Aldo Bosina (per autoriciclaggio), già condannato per traffico illecito di rifiuti come amministratore di fatto della Ipb Italia, società che gestiva un capannone andato a fuoco a Milano il 14 ottobre 2018 con un vasto incendio durato per giorni. L’inchiesta delle due pm della Dda di Milano, Paola Biondolillo e Sara Ombra, hanno portato alla luce “strategie di infiltrazione nel tessuto economico-imprenditoriale” in Lombardia da parte dei clan e casi di “protezione-estorsione” su “un gruppo di promotori finanziari”.
Sui decreti di citazione le accuse che hanno portato agli arresti nel 2021: la cosca, con a capo Domenico Oppedisano avrebbe dato vita anche ad altre società società, tra cui Mcf e Colmet che, con l’aiuto di un avvocato e di un commercialista, servivano per regolarizzare sulla carta lavoratori stranieri e per emettere fatture false.