Pubblichiamo le parole del presidente di Apmi Paolo Galassi, l’Associazione piccole e medi industrie, alla vigilia della festa dei lavoratori, il primo maggio:
A pochi giorni dalla festa del Primo Maggio, i piccoli e medi imprenditori possono quindi dire di essere più fiduciosi e di vedere la luce in fondo al tunnel della crisi? Purtroppo no. Mai come in questi giorni, infatti, il lavoro, la tenuta sociale, le riforme, sono temi che devono essere messi all’ordine del giorno. Perché il Paese è ancora colpito dalla “sindrome della crescita dello zero virgola”, il costo del debito italiano è lievitato ancora e troppi sono gli oneri che gravano su imprese e lavoratori. Se l’uso degli ammortizzatori è inoltre calato non è solo perché ci sono piccolissimi, timidi, segnali positivi: bisogna, infatti, considerare che uno dei decreti attuativi del Jobs Act ha introdotto misure disincentivanti.
“Il lavoro rimane un’emergenza nazionale” hanno scritto i vescovi italiani nel messaggio firmato dalla Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro e non posso che dichiararmi d’accordo. Perché se fino ad ora, insieme piccoli e medi imprenditori e lavoratori hanno stretto i denti e, a colpi di sacrifici, hanno garantito la tenuta sociale durante questo decennio di crisi, le aziende necessitano e continuano a chiedere azioni concrete: manovre con maggiori investimenti, stimoli alla produttività attraverso riconoscimenti di premi di produttività detassabili e di sistemi welfare che portino a una ripresa dell’occupazione e del mercato del lavoro non più basata solo su incentivi statali generici e svincolati da progetti di sviluppo delle imprese. Bene, quindi, il ruolo strategico attribuito alla contrattazione aziendale di secondo livello ma servono anche normative certe che non cambino dall’oggi al domani, creando ancora più confusione e disincentivando gli investimenti.
Anche l’intenzione del Governo di sospendere le clausole di salvaguardia è positiva ma a parere dei piccoli e medi imprenditori questo non è assolutamente sufficiente per rimettere in moto i consumi interni; è diventata ormai fondamentale la revisione della spesa pubblica per puntare all’aumento della produttività, e per rendere la pubblica amministrazione efficiente e funzionale al rilancio del Paese. Inoltre le misure previste per il contrasto all’evasione appaiono inique se rimettiamo tutto nelle mani di piccoli condoni e rottamazioni. Nel Documento di Economia e Finanza inoltre non si è definito un piano organico di riorganizzazione del sistema impositivo, e l’Italia resta ancora tra i paesi industrializzati dove il costo del lavoro è più alto a causa dell’eccessivo carico fiscale e contributivo che grava sulle buste paga.
Per questo oggi, come non mai, è importante focalizzare l’azione – quella degli imprenditori, dei sindacati, delle istituzioni, dei lavoratori stessi – per portare al centro dell’agenda il lavoro. Non bisogna perdere nessuna occasione: in vista della grande rivoluzione dell’Industria 4.0 che sta coinvolgendo le imprese, per competere finalmente ad armi pari con i concorrenti internazionali e contare di più in Europa, per eliminare quelle zavorre che rallentano la ripresa e imboccare così la strada del riscatto italiano.