Frode bonus edilizi: 48 indagati dalle Fiamme gialle di Monza e sequestri per 90milioni

L'indagine è partita da un alert su un commercialista brianzolo operante a Monza indagato insieme ad altre tre persone residenti nel capoluogo brianzolo e a Muggiò

Maxi sequestro preventivo d’urgenza per un valore di 90 milioni – anche 30 unità immobiliari, tra cui 3 ville a Venezia e Massa, una Porsche – in un’indagine con 48 indagati, tra i quali quattro brianzoli, di Monza e Muggiò, dei Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Monza guidati dal colonnello Maurizio Querqui, coordinati dalla Procura della Repubblica per ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato, autoriciclaggio dei proventi illeciti e indebite compensazioni di crediti fittizi. L’indagine, a cura degli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Monza, è stata avviata dopo di anomalie antiriciclaggio e alert di rischio nei confronti di un residente in provincia di Monza e della Brianza, commercialista e revisore legale dei conti, che avrebbe effettuato “più operazioni di acquisto di crediti per un valore di 13 milioni di euro da un’amplia platea di persone fisichespiegano dal Comando delle Fiamme gialle monzesi, riguardanti il Superbonus edilizia, nello specifico “Bonus facciata 90%” ed ”Eco-bonus 65%”, cedendoli subito dopo, “a catena”, “per lo più lo stesso giorno“, per poi “monetizzarli” presso Poste Italiane (società estranea ai fatti e parte lesa).

Le indagini da un alert nei confronti di un commercialista brianzolo

Successive indagini, sempre sotto la regia della Procura monzese, hanno avrebbero fatto emergere un presunto “vasto e ripetuto sistema fraudolento – utilizzando illecitamente l’istituto giuridico della cessione dei crediti fiscali, tra il 2020 e il novembre 2021, nel periodo precedente alla riforma Decreto Sostegni-Ter, quando era possibile operare illimitate cessioni – che sarebbe stato gestito da più persone con la costituzionedi 48 soggetti economici tra ditte individuali e società, con domicilio fiscale in tredici regioni italiane” con l’obiettivo di alimentare una circolazione di crediti d’imposta inesistenti e ottenere “ingenti quantitativi di liquidità“.

Sono state vagliate circa 700 posizioni di persone fisicheverosimilmente ignare dello schema criminoso“, spiegano i finanzieri, tre delle quali residenti in Brianza, tra Monza e Muggiò, che per prime avrebbero ceduto i crediti per l’esecuzione di presunti interventi edilizi, dalle quali sarebbero emersi “una serie di elementi indiziari convergenti” circa la presunta “natura fittizia dei crediti“: emerse ad esempio l’assenza per quasi metà delle posizioni di unità immobiliari intestate ai richiedenti e di bonifici “parlanti”, e poi la duplicazione delle cessioni di credito a più soggetti per lo stesso importo ma con codici tributo differenti, e a persone con redditi esigui o percettori di reddito di cittadinanza.

Vagliate dalle Fiamme gialle di Monza circa 700 posizioni

E poi le realtà economiche cedenti e cessionarie, tra cui quelle che avrebbero dovuto eseguire i lavori, sarebbero risultate di recente costituzione e senza una struttura operativa reale, “con legali rappresentanti e amministratori gravati da precedenti penali e con oggetti sociali non compatibili con le attività da svolgere“.

E’ quindi emerso che sarebbero state inviateplurime e false comunicazioni all’Agenzia delle Entrate“, con il presunto apporto di due commercialisti residenti a Napoli e Treviso, circa la disponibilità di crediti fiscali per decine di milioni di euro, a fronte di fantomatici interventi di “recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, rischio sismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica”.

La Finanza di Monza ha denunciato 48 persone e maxi sequestro

Le Fiamme Gialle monzesi hanno denunciato 48 persone fisiche per truffa aggravata, autoriciclaggio e indebite compensazioni, ed eseguito il provvedimento cautelare urgente emesso dall’Autorità Giudiziaria di Monza, relativo sia al sequestro impeditivo sia a quello preventivo finalizzato alla confisca, per circa 90 milioni di euro, “di cui 38 di crediti d’imposta ancora giacenti nei cassetti fiscali degli operatori economici coinvolti ovvero di Poste Italiane”, società quest’ultima “estranea alla realizzazione della frode e parte offesa del reato”, 51 milioni di euro tra disponibilità finanziarie, quote sociali e beni (30 unità immobiliari, tra cui 3 ville a Venezia e Massa, una Porsche) nei confronti dei soggetti economici e delle persone fisiche indagate che avrebbero ottenuto, una volta liquidati i crediti fittizi, “profitti illeciti trasferiti in parte anche verso conti esteri”. E infine circa 200 mila euro nei confronti di due soggetti che avevano proceduto a compensare illecitamente i crediti di imposta. Sono state eseguite anche perquisizioni domiciliari nei confronti di diversi indagati.