Sono passati (quasi) 120 anni, ma l’eco di quei tre colpi di rivoltella risuona ancora distintamente. A quel 29 luglio che ha cambiato il corso della storia di un intero paese mancano ormai una manciata di giorni: cifra tonda, quest’anno, per la commemorazione dell’uccisione del re d’Italia Umberto I da parte dell’anarchico Gaetano Bresci.
All’organizzazione di iniziative ad hoc l’amministrazione comunale aveva iniziato a lavorare già all’inizio dell’anno: allo stop imposto dal dilagare della pandemia ha fatto seguito una riorganizzazione degli eventi ipotizzati. Il primo (ma altri con ogni probabilità ne seguiranno dopo l’estate, tra settembre e novembre) è in calendario proprio mercoledì 29 e prevede, nel giardino della cappella reale, una lettura scenica a cura di Massimiliano Finazzer Flory dedicata a “La morte del re”. Tre repliche: alle 21, alle 22 e alle 23.
Per evitare assembramenti, nel rispetto nelle normative anti-Covid, lo spettacolo sarà replicato in quattro fasce orarie differenti. In attesa di ulteriori dettagli da parte del comune, arriva intanto il ringraziamento all’assessore Massimiliano Longo da parte del Vicariato per la città di Monza e la provincia di Monza e Brianza degli Ordini dinastici della real casa di Savoia e della delegazione di Monza e Brianza dell’Istituto nazionale per la guardia d’onore alle reali tombe del Pantheon: con queste due realtà è stato organizzato, alle 21 di mercoledì 29, il momento più istituzionale della commemorazione, che prevede – tra le altre cose – la deposizione di una corona sul cippo che, internamente alla cappella, indica il punto esatto del regicidio.
«Questo spettacolo è un viaggio nella storia della nostra comunità e del nostro Paese -dice l’assessore – L’obiettivo di questo ambizioso progetto culturale non è solo rievocativo: il potenziamento del ruolo della Reggia di Monza passa, infatti, anche attraverso la scoperta della sua storia che significa l’identità di un intero territorio».
«Commemorare oggi, nel 2020, l’attentato al re – ha spiegato Matteo Albareda, commissario per la delegazione brianzola delle Guardie d’onore – vuol dire saper guardare al futuro con gli occhi rivolti al passato: troppo spesso per motivi politici si cerca di nascondere quello che è stato, ma non dobbiamo dimenticare, ad esempio, che è alla famiglia Savoia che si deve l’unità d’Italia. Alla storia bisogna saper guardare con imparzialità, senza atteggiamenti faziosi». Pronto all’evento anche Thomas Luigi Mastroianni del vicariato brianzolo degli Ordini dinastici, «ordini antichi che si fondano su valori forti e, oggi più che mai, contemporanei».
«Monza è stata una città importante per re Umberto I: amava trascorrere qui molti mesi all’anno – ha commentato Vincenzo Panza, collezionista monzese, appassionato di storia e membro delle Guardie d’onore da oltre dieci anni – A ridosso del 20 luglio, più che un commento, da parte mia, arriva una suggestione: come sarebbe proseguito il regno d’Italia se Umberto I avesse guidato il paese fino alla fine dei suoi giorni?».