Desio, arriva la metrotramvia e si porta via metà Mc Donald’s

Sono almeno 50 i desiani toccati dal progetto della nuova metrotramvia che hanno ricevuto la notifica di esproprio. La ditta Giovanni Cecconi, elettrauto, è una di queste. «A noi sottraggono solo sette metri– dice il titolare–, niente in confronto ai 2700 che espropriano all’ospedale o ai 1800 al Mc Donald’s».
Il Mc Donald di Desio.
Il Mc Donald di Desio.

Sono almeno cinquanta i desiani che sono toccati dal progetto della nuova metrotramvia. Che hanno ricevuto la notifica di esproprio da parte della provincia di Milano, per pochi metri o per una bella fetta della proprietà. Sono privati, esercenti, titolari di attività commerciali o industriali, tutte con sbocco su via Milano, la strada lungo la quale correrà il tram. La ditta Giovanni Cecconi, elettrauto, è una di queste. «A noi sottraggono solo 7 metri– dice il titolare Fabrizio Cecconi sfogliando gli allegati alla comunicazione della Provincia di Milano–, niente in confronto ai 2700 che espropriano all’ospedale o ai 1800 (su 3600) al Mc Donald. Ma il punto non è qui».

Eppure qui, proprio qui davanti, un punto nevralgico ci sarà: la seconda fermata desiana. Una piattaforma in mezzo alla strada per far salire e scendere in sicurezza i passeggeri. Di qua e di là dei binari. «Per recuperare spazio, allargano la strada verso la nostra officina. Ecco quindi i 7 metri che ci prendono. Ma dal disegno risulta che via Pietro da Desio, dove noi abbiamo l’ingresso, diventa a senso unico in uscita su via Milano. Per arrivare da noi che giro occorrerà fare? La stessa cosa capita a molti altri qui sulla strada. Pagheranno pure i 7 metri, ma il danno è ben altro». Tra piattaforme e cordoli alti, parecchi ingressi a esercizi ed attività saranno inibiti.

«Non è un momento felice, questo, e la metro tramvia ci ostacola ancora di più. Ci saranno i cantieri. Come li faranno? Spezzeranno le tratte o ne faranno una unica per ogni città? Queste sono cose che ci devono spiegare». E dentro le quali loro vogliono entrare, si capisce. Vogliono dire la loro. «I progetti non devono essere fatti da chi non conosce il territorio. Da chi non è mai stato qui. Deve intervenire il Comune. Anche per la viabilità. Come si fa a pensare di mettere una fermata qui davanti, con lo spazio così ridotto? Possibile non trovare un’altra collocazione?». Eppure la tramvia è considerata un’opera di pubblica utilità, ecologica, veloce.

«Ok per il tram, ma come si prende? Come si arriva qui dalla stazione, ad esempio? O dal Comune? Dove si mettono le auto, se i posti di sosta che ci sono oggi vengono tutti cancellati per allargare la strada? E’ più comodo il pullman che ti porta anche in centro. E’ più logico. Se si cancellano posti auto e spazi per lo scarico delle merci, si mettono in difficoltà le attività e quindi la pubblica utilità va a farsi benedire. Vale la pena mettere in ginocchio le aziende per una cosa che già c’era e che non hanno voluto rimettere in sesto con una bella manutenzione?».