Da Cesano Maderno alla Georgia: l’anno da casco bianco di Arianna, maestra nelle baraccopoli

Un anno in missione come Casco Bianco internazionale in Georgia. La storia di Arianna Benesso di Cesano Maderno: inglese e giochi per i bambini delle baraccopoli. Ora per lei un progetto di servizio civile in Italia.
CESANO MADERNO - ARIANNA BENESSO BARACCOPOLI
CESANO MADERNO – ARIANNA BENESSO BARACCOPOLI Cristina Marzorati

Un mondo senza confini dove il fare l’autostop tra Georgia e Turchia finisce con una visita in notturna a un museo. E un anno vissuto in mezzo ai bambini delle baraccopoli di Batumi rende ogni problema quotidiano piccolo piccolo. Arianna Benesso è tornata in Italia. La 28enne di San Bernardo di Cesano Maderno, partita il 19 ottobre del 2016 alla volta della Georgia, ha terminato la sua esperienza da Casco Bianco. Una missione da operatrice di pace. Niente armi con le popolazioni locali ma solo dialogo e il compito di rapportarsi con i bambini in particolare come insegnante d’inglese.


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«Agli occhi del mondo spicca Batumi – ha raccontato –. È una grande città turistica, la Dubai della Georgia, ma basta spostarsi di otto chilometri per tuffarsi in una realtà completamente diversa».

Quella delle baraccopoli dove 1.500 famiglie vivono in case grandi come un soggiorno. «Sono rifugiati ambientali – ha spiegato – Sono scappati dalle calamità oppure vivevano in montagna e quando non c’è stato più lavoro, hanno cercato fortuna in città».

Un contesto difficile dove abitano 800 bambini. Arianna ha lavorato con una ventina di loro, tra animazione e corsi d’inglese. «Nella baraccopoli ho conosciuto Tsira. Ha cresciuto da sola Lizi, una femmina di 8 anni, e Lasha, un maschietto di 7. Quando sono arrivata per la lezione d’inglese, mi hanno fatto una super festa. Loro non hanno praticamente nulla, ma la bimba mi ha comprato mele, semi di girasole. In Georgia l’ospitalità è sacra».

Arianna Benesso ha vissuto talmente appieno l’esperienza all’estero, che senza paura ha scoperto in autostop le bellezze della natura georgiana. «Insieme a un’amica russa conosciuta in queste mesi siamo arrivate sino al confine con la Turchia. Inconsapevoli, siamo entrare in un’area vietata ai civili. La polizia di frontiera ci ha gentilmente scortate al paese più vicino, dove non solo ci hanno messo a disposizione un giardino per montare la nostra tenda, ma hanno aperto per noi il museo civico alle 23». Arianna ora è in Italia, consapevole che il mondo non si può cambiare: «Ma nel piccolo si può fare qualcosa». Un’esperienza che consiglia a tutti i giovani.

Adesso per lei scrive un nuovo capitolo. L’associazione Papa Giovanni XXIII, coordinatrice dell’anno che l’ha vista protagonista in Georgia, le ha proposto di curare un progetto di sevizio civile in Italia. Una continuità per lei laureata in lingue e culture per la comunicazione e cooperazione internazionale.