Se il futuro è indossare la mascherina, che almeno sia di classe. Ci sono anche la sarta de “I Legnanesi” e un storico atelier di abiti da sposa tra i produttori di mascherine, per beneficenza o per riconversione dell’attività. Maria Sarli per anni ha cucito scenografici abiti da ballo, la campionessa mondiale di pattinaggio sul ghiaccio Barbara Fusar Poli ha stregato le giurie con i body della sarta di Molinello. Chiuso l’atelier “Idea”, oggi Maria è una libera professionista.
Prima che il Covid-19 paralizzasse tutto, ha preparato gli abiti di scena de “I Legnanesi”. «Collaboro con loro – sottolinea –. Seguo in particolare la Mabilia, i suoi tailleur, i vestiti che lasciano la platea a bocca aperta. Vesto anche i boys». Dopo aver partecipato al debutto di stagione, «chi lavora nel dietro le quinte, beneficia di questo privilegio», Maria è rimasta in contatto con la compagnia teatrale al momento ferma come tutto il mondo dello spettacolo.
Allora, come riempire le giornate? «In Tv ho sentito tanto parlare di mascherine poi un giorno sono andata da Gigi, l’edicolante di Molinello, e c’era un vecchietto che voleva entrare, parlare con lui, ma non aveva la mascherina. Mi sono detta: ma poverini questi anziani c’è l’obbligo d’indossarle, ma dove le possono trovare? Sono tornata casa e in un colpo ne ho preparate 200. Avevo dei tessuti per confezionare delle camicie per frac e li ho preparati. Sono tornata da Gigi e gli ho detto distribuiscile a chi ne ha bisogno».
Invece la stilista di abiti da sposa Tina Zanaboni di Cesano Maderno insieme al marito Pierluca e alla figlia Sara gestisce dal 1994 l’atelier “Giada Sposi” a Bovisio Masciago.
La trasmissione “Diritto e Rovescio” di Paolo Del Debbio, in onda su Rete 4, ha voluto intervistare loro come esempio d’impresa ferma causa Covid e raccogliere al tempo stesso la voce di un settore che pagherà cara la crisi: quello dei matrimoni.
Tina si è presentata davanti alle telecamere con una mascherina molto speciale: aveva un decoro abbinato a un abito nuziale. Dopo il servizio sono piovute le richieste da tutta Italia, perché se anche uno dei giorni più importanti di una donna deve essere accompagnato da una mascherina che almeno sia bella. «E realizzata con materiali di un certo tipo – sottolinea Tina – Non c’è solo la parte estetica, abbiamo adottato un mix di tessuti affinché si possa innalzare la soglia di protezione. Sarà impossibile ricevere una certificazione, perché materiali come il tnt sms alla base delle protezioni sono introvabili». L’idea è convertire parte della produzione in mascherine.