“La delibera della giunta lombarda che prevede che le coppie paghino per sottoporsi a fecondazione eterologa va contro l’idea espressa dalla sentenza della Corte Costituzionale”.
Così Rubens Fadini, responsabile del Centro di Medicina della riproduzione Biogenesi degli Istituti Clinici Zucchi, il più importante d’Italia per numero di procedure all’anno secondo gli ultimi dati pubblicati dal Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita, commenta la scelta della giunta lombarda.
“Si crea una nuova disuguaglianza tra chi potrà permettersi di spendere 3 mila o 5 mila euro e chi dovrà rinunciare all’idea di avere un bambino- prosegue Fadini- e siccome il Servizio Sanitario è nazionale e non regionale ci troveremo di fronte ad una fuga di coppie lombarde verso le regioni che garantiscono la procedura gratuitamente”.
Un atteggiamento, secondo Fadini che va contro la linea tenuta finora dal Pirellone: “La Lombardia si è sempre distinta per essere la regione con il maggior numero di centri pubblici o privati convenzionati come il nostro per la fecondazione omologa. Per questo il 25% delle 3 mila coppie che vengono da noi per un consulto provengono da quelle parti d’Italia dove i centri sono solo privati e i pochi pubblici hanno lunghissime liste d’attesa”.
Il Centro monzese, nato nel 2000, avrebbe già tutte le caratteristiche per poter effettuare la fecondazione eterologa. “La procedura è la stessa dell’omologa, ma ci sono diversi punti da chiarire- precisa il direttore- a partire da come dovrò registrare la donatrice che entra in clinica per sottoporsi alla donazione di ovuli, al registro dei donatori che in base a quanto stabilisce la consulta non potranno fare più di dieci donazioni, se e come retribuire i donatori che all’estero prendono anche 900 euro per donazione”.
In tanti anni alla direzione del centro Fadini ha perso il conto di quanti bambini ha aiutato a venire al mondo, ma ricorda bene le centinaia di coppie che in Italia non hanno potuto realizzare il loro desiderio di genitorialità e a cui ha segnalato le strutture all’estero con cui il centro monzese collabora nel campo della ricerca.
“Ci sono donne che vanno in menopausa precoce, altre che non hanno potuto congelare i propri ovuli prima di una chemioterapia-prosegue Fadini- è per casi come questi che l’eterologa è la sola possibilità di concepire un figlio. L’équipe monzese è composta da 7 a 12 ginecologi, da 8 a 10 biologi, 2 psicologhe.
“Delle 3 mila coppie che si rivolgono a noi-spiega Fadini- meno della metà arriva ad effettuare un ciclo”.
Dopo le visite mediche e i colloqui in alcuni casi il concepimento arriva in modo naturale, altre coppie non superano il colloquio con la psicologa.
Se nel 2000 il centro ha registrato 250 interventi, oggi viaggia su una media di 1600 all’anno con una percentuale di successo del 30%. “L’incremento del ricorso alla fecondazione assistita- spiega il direttore- è legato in parte alla mancanza di un’opportuna informazione. Da noi arrivano donne che hanno superato i 36 anni, quando la fertilità si è notevolmente abbassata. Dopo i 43 anni non procediamo mai”.
Nella “nursery degli embrioni” la temperatura è di 37 gradi. Qui gli embrioni restano per cinque giorni, sono monitorati costantemente attraverso il time lapse, prima di essere trasferiti nell’utero della donna. Da questo momento inizia la fase della speranza. Fino a quando un’ecografia potrà confermare se l’embrione si è annidato e la gravidanza ha avuto inizio.