Una storia che fa bene al cuore e non è una battuta, visto quel che è accaduto. Colpito da infarto, è stato salvato dai colleghi di lavoro. È successo a inizio settimana alla Divisione Ritrama della Fedrigoni Spa di Caponago. Un giorno che sembrava come tanti altri, un rientro dal weekend apparentemente normale. Poi lo choc e la paura. Uno dei lavoratori si accascia al suolo. Niente polso, niente respiro.
Si teme il peggio. Ma – ed è questo che ha fatto tutta la differenza del mondo – l’uomo non è solo. Anzi. Attorno a lui c’è una squadra. Che si mobilita. Prima le urla per attirare l’attenzione e poi via con le manovre salvavita. Ognuno fa quel che può e quel che è necessario.
Colpito da un malore al lavoro, il coordinamento dei soccorsi
C’è chi come Claudio Scaccabarozzi (che è il responsabile sicurezza sul posto di lavoro e organizzatore dei corsi di soccorso) si occupa di gestire il transito dei camion perché all’arrivo dei soccorsi la strada sia libera e i cancelli aperti, c’è Alessandro Roccia che sta al telefono con i soccorsi. In questi casi un intervento tempestivo è fondamentale. E poi c’è colui al quale tocca il compito più difficile, quello di intervenire sul collega.
Colpito da un malore al lavoro, il massaggio cardiaco lungo 18 minuti e il Dae
«Ho iniziato a fare le manovre di rianimazione – racconta Vincenzo Santarpia, 29 anni di Cornate, da nove anni in Fedrigoni e oggi Production Planner prossimo alla laurea in ingegneria gestionale – Sapevo cosa bisognava fare e ci ho provato, anche perché la situazione era molto critica. Non c’era battito e anche il respiro si era fermato. Era fondamentale continuare a pompare sangue in attesa dei soccorsi per evitare danni cerebrali».
Un intervento lungo 18 minuti, ma che è sembrato durare una vita. Nel frattempo Vincenzo è stato messo in comunicazione con il personale di Areu che ha guidato le procedure di utilizzo del Dae – affidate ad un altro collega, Maurizio Abruzzo – il dispositivo per la defibrillazione automatica del cuore. «Quando sono arrivati i soccorsi mi sono messo a piangere – ammette – ma oggi non posso che ringraziare per i corsi di primo soccorso e sicurezza che ci ha fatto fare l’azienda. Un tempo avrei pensato che erano delle rotture di scatole, ma la verità è che quando sei lì e sta succedendo a te di dover fare qualcosa, sapere come intervenire, anche solo livello teorico, può fare la differenza, quella vera».
Colpito da un malore al lavoro, prezioso quanto appreso nei corsi di formazione
Vincenzo in quei momenti ha ricordato quei centimetri di abbassamento dello sterno necessari per attivare un massaggio efficace: «L’avevo imparato al corso e così ho iniziato. Ad un certo punto ho preso il ritmo e sono andato avanti, anche se molti colleghi si sono offerti per darmi il cambio». Mantenere ritmo e efficacia del massaggio, infatti, è cosa tutt’altro che semplice, specie quando la certezza di avere fra le proprie mani una vita fa gelare il sangue nelle vene: «Quando sono arrivato a casa la sera, ero bianco come un cencio» ricorda. Sul posto è intervenuto l’elisoccorso che ha provveduto a trasferire in tempi brevi il collega all’ospedale San Gerardo a Monza.
Dove oggi è ancora ricoverato in terapia intensiva – dopo alcuni giorni di coma farmacologico – ma è sveglio e ha potuto ricevere le prime visite. «Non abbiamo avuto ancora la possibilità di sentirlo – conclude Vincenzo – ma sappiamo che è stato svegliato e che ha potuto vedere la sua compagna. Quello che vorrei che passasse di questa storia è che sapere è fondamentale. So che purtroppo non in tutte le aziende c’è questa stessa attenzione. Ma è stata questa attenzione a permetterci di salvare il nostro collega. In questi casi bisogna andare oltre la paura e agire».