Cesano, s’inventano un lavoro a 60 anni: «Vi serviamo la pasta per strada»

S’inventano un lavoro a 60 anni, la storia di Damiano Alberti e Daniele Viola con l’aiuto del cesanese Pietro Milo: ristoranti nei container a partire da Expo per dare lavoro a disoccupati e ex detenuti
Cesano, s’inventano un lavoro a 60 anni: «Vi serviamo la pasta per strada»

“èPasta” ma ha un cuore tutto brianzolo. L’idea è semplice e geniale, coniuga lo street food e lo stile di vita sempre più “rapido”, legato a ritmi di lavoro frenetici, al prodotto italiano per eccellenza, patrimonio dell’Unesco, sano, simbolo della nostra tradizione, base della dieta mediterranea: la pasta. Pietro Milo, cuoco e ristoratore cesanese patron del Nesis, Damiano Alberti, bovisiano art director della prima fase di SportItalia, designer e grafico, e Daniele Viola, milanese, direttore del marketing di Prima Tv, hanno partorito quest’idea, brevettato un’innovativa cucina container e registrato il marchio “èPasta”, attraverso il quale sono stati addirittura inseriti nel registro delle StartUp innovative .

«A sessant’anni io e Daniele ci siamo trovati senza lavoro ed a dover ripensare il nostro futuro – spiega Damiano Alberti – ci siamo guardati in faccia ed abbiamo ragionato assieme all’amico Pietro su quali opportunità ci fossero per noi. Da anni ormai ci bombardano con Expo. Il tema sarà quello del cibo. Abbiamo pensato a come entravi e quindi guardato al settore dell’alimentazione, reinventando completamente noi ed il nostro modo di lavorare». L’idea è potenzialmente vincente. Il Fao indica che nei paesi in via di sviluppo ci sono almeno 2 miliardi e mezzo di persone al giorno che si nutrono con “cibo di strada”: potenziali clienti. Expo può divenire una perfetta vetrina per servirli, far conoscere il marchio e per esportarlo in tutto il mondo. Della qualità di quanto hanno pensato tre imprenditori si è accorto anche il Comune di Milano, che li ha selezionati attraverso un bando.

«Il nostro vuole essere street e social food. Parliamo di cibo di strada, quindi alla strada deve guardare – continua Damiano Alberti – attraverso i Servizi sociali di Milano stiamo selezionando 35, 40 persone che saranno formate da Pietro e che lavoreranno in cinque delle nostre cucine container che per tutto il periodo di Expo saranno posizionate in altrettanti luoghi cardine della città». Queste persone conseguiranno la certificazione Haccp e potranno seguire un percorso di professionalizzazione. «La nostra missione è valorizzare le differenze dei gusti e dei sapori regionali promuovendo al contempo azioni di solidarietà a favore delle fasce socialmente deboli – continua Pietro Milo, che insegnerà a preparare cinque tipi di pasta fresca di grano duro, sempre fatta al momento, e dieci sughi diversi – Non siamo ambulanti ma ristoratori. Anche la pasta può essere “cibo di strada”.

Ogni materia prima arriva da filiera controllata e certificata. Gli stessi food box e posate guardano all’ambiente, sono biodegradabili e compostabili. Le risorse umane impiegate verranno selezionate fra giovani disoccupati o inoccupati, over quaranta che hanno perso il lavoro e detenuti o ex detenuti. Riteniamo che il reinserimento sociale delle persone in difficoltà passi attraverso la dignità data dal lavoro. Poter fare qualcosa in questo senso per noi è un estremo piacere». Una cooperativa che lavora per riabilitare gli ex carcerati di Opera si occuperà inoltre della sorveglianza e dell’approvvigionamento dei punti vendita, delle cucine container anch’esse espressione di design, made in Italy e del saper fare tipicamente italiano.

Anche un’abbondante porzione di pasta e bibita avranno un prezzo “da strada”, 5 euro. «Siamo partiti con un capitale sociale di 25mila euro ma nel frattempo si sono mosse moltissime cose, anche a livello economico – conclude Damiano Alberti – lo Stato garantisce l’80% dei nostri investimenti, ciò non toglie che se incontrassimo un partner che condivida la nostra mission siamo prontissimi ad accoglierlo. Una cucina container si può facilmente trasportare ed installare, il nostro obbiettivo sono le catene dei centri commerciali ma anche e soprattutto le grandi piazze delle maggiori capitali europee e mondiali».