La fabbrica di munizioni “Sutter & Thevenot” si trovava a Castellazzo di Bollate, ma la tragica esplosione avvenuta proprio cento anni fa toccò da vicino Senago. Ben dieci delle 59 vittime infatti vivevano in città ed erano tutte donne di giovane età.
Nel 1918 gli uomini erano impegnati sui vari fronti di combattimento della Prima Guerra Mondiale e così toccò a loro lavorare per mantenere l’industria bellica. Maria Abbiati, Maria Beretta, Italia Bosco, Giuseppina Colombo, Rachele Cattaneo, Santina Galli, Emma Mariani, Ersilia Pozzi, Graziosa Sioli e Rosa Vergani avevano un’età compresa tra i 19 e il 27 anni.
Per loro sfortuna quel maledetto 7 giugno erano di turno e nelle vicinanze del reparto spedizioni nel momento in cui all’interno dello stabilimento franco-svizzero si verificò una fortissima esplosione che venne sentita in tutta la zona.
Anche se il numero di vittime fu alto, il bilancio per la comunità senaghese sarebbe potuto essere ancora più pesante.
«Tutte le ventenni dell’epoca – spiega Attilio Rossetti, presidente dell’Università del Tempo Libero nonché grande appassionato di storia locale – erano andate a lavorare alla “Sutter & Thevenot” in quegli anni di guerra. Lo stipendio era molto alto, ben il triplo di quello che percepivano al setificio Ticino che si trovava nella zona dell’attuale via Piave. Pian piano tutte hanno iniziato a trasferirsi a Castellazzo per guadagnare di più. Mia mamma Alice Porro fu l’ultima a lasciare il setificio perché faceva da balia ai figli dei titolari. Questi ultimi non le perdonarono mai questa scelta e infatti tutte le altre senaghesi vennero riassunte alla fine della guerra ma lei no».
Quello del salario è solo uno degli aspetti legati all’esplosione del 7 giugno 1918.
Nonostante sia stata una delle più grandi tragedie in ambito lavorativo mai successe in Italia, il fatto passò quasi sotto silenzio. Anche sulle pagine del “Corriere della Sera” la notizia fu quasi censurata da una propaganda che faceva passare in secondo piano le morti di questo tipo per non intaccare l’idea della necessità della guerra.
«Ci fu un articolo – continua Attilio Rossetti – ma era molto stringato. Non si concentrava sulle 59 vittime ma sul fatto che la regolare attività dello stabilimento era ripartita il giorno successivo. Un resoconto affidabile dell’accaduto si ha dal chronicon redatto dal parroco senaghese don Ambrogio Rocca. Proprio il sacerdote racconta anche di aver visto una testa su una pianta».
Altre testimonianze sull’accaduto arrivano dall’Archivio Storico dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, che tuttora custodisce gli storici registri di accettazione dei feriti, e da un giovanissimo e ancora sconosciuto Ernest Hemingway che, accorso sul luogo del disastro per contribuire ai soccorsi, non si libererà più da quell’esperienza e la racconterà vent’anni dopo nel volume “I quarantanove racconti”.
La tragedia verrà ricordata anche a Senago. L’amministrazione comunale ha organizzato alcune iniziative in occasione del centenario. Nella serata di venerdì 15 giugno, alle 21, il centro civico di via Neruda ospiterà un incontro: a completare il racconto dello storico locale Attilio Rossetti, ci saranno ben 105 diapositive dell’epoca. Contestualmente ci sarà anche un concerto del Coro Alpino Lombardo.
Domenica 17 giugno invece è in programma l’intitolazione del vicino parco giochi alle vittime dell’esplosione di cento anni fa. Per l’occasione verrà realizzato anche un murales in ricordo delle dieci giovani donne senaghesi: sono stati stanziati a bilancio 10mila euro per l’acquisto di panchine, tavolini, uno scivolo e una parete per l’arrampicata per rendere migliore la zona.