Caso AeB: nelle indagini i numeri dello scambio che avvantaggiano solamente il socio privato

Nelle carte bollate tutto ruota intorno alla convenienza economica per il comune di Seregno del processo di aggregazione tra A2A e AeB.
Sede Aeb Gelsia
Sede Aeb Gelsia Fabrizio Radaelli

Come la Madonna dell’Est che appare e scompare agli occhi dei fedeli. Come la luna dietro le nuvole. Insomma, come quelle indagini complesse fatte di cifre, asset, perizie degli esperti e via discorrendo. Che dicono, non dicono, fanno capire. Un prisma in cui difesa ed accusa possono vedere quello che vogliono nascondendosi dietro la magia dei numeri. Le verità dell’ipotesi accusatoria e della difesa appaiono e scompaiono perse nelle migliaia di carte bollate. Ma anche nell’indifferenza della gente che, spaventata davanti alla complessità delle cifre, tende a scantonare. Tutto ruota attorno a un concetto. La convenienza economica per il comune di Seregno del processo di aggregazione tra A2A e AeB. Ed è proprio l’assenza di questa convenienza l’elemento che emerge a conclusione delle verifiche effettuate in ordine agli aspetti economici dell’operazione fatta e sotto la lente di ingrandimento della Procura.

Caso AeB: nelle indagini i numeri dello scambio, in 9 faldoni la sopravvalutazione degli assets

Il perno di questa accusa che emerge dai 9 faldoni e dalle intercettazioni che ci siamo lette, è semplicissimo. Le indagini dei magistrati hanno portato infatti a registrare una netta sopravvalutazione degli assets conferiti da A2A in AEB, per quanto specificatamente concerne il ramo A2A IP (illuminazione) ed il ramo Unareti (contatori del gas). Tradotto. In sostanza la società quotata in Borsa (A2A) non ha messo denaro, ma portato in dote due rami d’azienda. Roba di valore per A2A.

Una “sòla” per il pubblico ministero e per quei tre consiglieri comunali di Seregno che hanno resistito a pressioni di ogni genere. Più in particolare con riferimento ad A2A IP è stata riscontrata dalla Procura, una sopravvalutazione stimabile in un range di valori tra un minimo di 33,738 milioni di euro e un massimo di 62,242 milioni di euro (cfr. Ili relazione pag.8). Per quanto concerne Unareti la sopravvalutazione è stata stimata in 33,221 milioni di euro (pag. 16, 3° relazione).

Con riferimento ad A2A IP (Illuminazione) la sopravvalutazione accertata consegue all’adozione di una metodologia di calcolo del valore economico dell’azienda che ha deliberatamente omesso di considerare la reale operatività aziendale. Inoltre gli accertamenti fatti hanno consentito di appurare che gli investimenti programmati nel piano economico finanziario posto alla base della valutazione, erano solo quelli fisiologici previsti contrattualmente ad inizio concessione. Non solo, ma mancava quel carattere di eccezionalità dell’investimento.

Caso AeB: nelle indagini i numeri dello scambio, la cronistoria

Dunque quell’elemento di discontinuità con il passato, che avrebbe invece dovuto giustificare, oltre il periodo esplicito del piano (2020/2024), il conseguimento di una rendita di posizione che potesse rendere credibile, a partire dal 2025, un miglioramento dei flussi di cassa sull’orizzonte temporale illimitato. (cfr. Ili relazione pag.7). Insomma un gioco di prestigio, secondo l’accusa, per mascherare un’acquisizione a costo molto vantaggioso per l’acquirente individuato senza l’ausilio di una gara pubblica (altro tema in discussione nel processo penale e davanti alla Corte dei Conti, ndr).

Del tutto ingiustificata e ingiustificabile è apparsa quindi la determinazione del valore terminale dell’azienda ottenuta attraverso l’attualizzazione perpetua del flusso di cassa “virtuale” costruito a partire dal 2025, tenuto conto che per la stessa dinamica operativa delle concessioni non era pensabile ipotizzare un flusso di cassa costante in modo perpetuo, posto che gli investimenti si sarebbero dovuti quanto meno rinnovare alla scadenza di ogni concessione. (cfr. Ili relazione pag.8). E la politica? Muta o quasi…