Si abbassa la temperatura e all’istituto di istruzione superiore Leonardo da Vinci di Carate Brianza sale il malumore degli studenti per aule che rimangono al freddo: un terzo (circa 300 su 870, secondo i calcoli degli organizzatori) giovedì mattina ha scioperato. I ragazzi si sono ritrovati fuori dai cancelli che si aprono su via De Gasperi, alle 8.30 in punto, e alle 9, mentre per molti compagni di classe iniziava l’attività didattica, si sono spostati nel parcheggio che dà sul trafficatissimo viale Brianza, per manifestare, striscioni alla mano, tutto il loro disappunto.
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«Anche se protestiamo qui davanti, non ce l’abbiamo con la scuola – spiega Daniele Bolis, studente di Meccanica, a nome di tutti – ma con la Provincia. Vogliamo che il nostro messaggio arrivi forte e chiaro a Monza».
“Per un buon apprendimento una scuola con riscaldamento” e “Provincia, #esci i soldi pubblici”, sono alcuni degli slogan impressi sugli striscioni davanti all’istituto e alla sua palestra.
«La caldaia del plesso C è sottodimensionata – continua Bolis – e in alcune aule del plesso A, come nella 7, dobbiamo stare in aula con i cappotti e i piumini. E lasciamo perdere la palestra, dove manca poco che si faccia lezione in giacca. Assurdo che rischiamo di ammalarci perché a scuola fa freddo».
La decisione della preside di fare slittare alle 9 l’inizio delle lezioni di giovedì, così da consentire alle aule di riscaldarsi, non è bastato a placare gli animi e revocare lo sciopero. Una decisione, quest’ultima, non condivisa dai rappresentanti degli studenti: «Io, gli altri e la maggioranza dei 900 alunni – dice Leandro Manti prima di entrare in classe al suono della campanella delle 9 – non eravamo e non siamo d’accordo con questa protesta».
«Ieri – così la dirigente, Mariagrazia Fornaroli – ho girato tutte le classi e ho visto la maggior parte dei ragazzi in felpa. Certo, se la Provincia avesse anticipato l’accensione dell’impianto, avremmo una temperatura più alta, ma posso assicurare che è tutto nella norma», aggiunge mentre si premura che le centinaia di ragazzi assemblati in strada non si mettano in pericolo e non causino intralcio alla circolazione.